In una scuola pugliese il preside ha introdotto il sistema delle impronte digitali per controllare le presenze a scuola. E naturalmente si è aperto subito un dibattito sulle impronte digitali. Fuorviante. Il tema vero è quello del controllo. Siamo tutti terrorizzati dal bisogno di controllare ogni cosa. Gli insegnanti in gita scolastica, preoccupati che non succeda nulla ai ragazzi, passano giornate infernali e notti senza dormire. I presidi si perdono nelle mille normative sulla sicurezza, coltivando il sogno impossibile di eliminare i rischi da scuole spesso fatiscenti. I custodi inseguono i bambini nei corridoi, in giardino, nei bagni, nel timore che si perdano. I genitori, grazie ai registri elettronici, controllano tutto dei loro figli in tempo reale. E anche i ragazzi imparano che devono cercare di controllare tutto. Ma naturalmente quello che succede realmente è che poi tutto è fuori controllo. A cominciare da noi stessi.
Perché il bisogno di controllare ci porta ad entrare in crisi quando qualcosa ci sfugge. Diamo in escandescenza, ce la prendiamo con gli altri o semplicemente scappiamo. Sono sempre più frequenti, ad esempio, i casi di ragazzi che soffrono di attacchi di panico o che, alla prima difficoltà, chiedono di cambiare scuola. Forse dovremmo accettare l’idea che controllare tutto è semplicemente sbagliato, oltre che irrealizzabile. E cambiare approccio. Rinunciamo a reprimere quello che siamo sotto la coltre di grigiore che solitamente chiamiamo Ordine. E proviamo a liberare le emozioni e le passioni, le idee e i talenti. Rimettiamo in gioco le nostre certezze e andiamo fuori controllo. Potremmo scoprire che alla fine stiamo tutti meglio se decidiamo che la via si fa andando.
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