Cani antidroga, occupazioni studentesche, mostre sulle religioni, celebrazioni del Natale, gite scolastiche, uso dei telefonini. Sono solo alcuni esempi di temi, grandi e piccoli, che hanno animato in questi mesi la scuola toscana. Perché non c’è solo la “Grande Riforma”, ci sono anche le mille vicende quotidiane che raccontano quali sono i nostri modelli educativiSarebbe però il caso di non lasciare le discussioni ad . estemporanee battute sui giornali e strutturare invece adeguati spazi di confronto, dove sia possibile approfondire le diverse posizioni. E, nell’organizzazione di questi spazi, gli stessi giornali potrebbero fornire un contributo importante. La scuola (e non solo la scuola) ha in questo momento un bisogno urgente di ragionare. Ma non troviamo mai il tempo per farlo, schiacciati come siamo dalle emergenze burocratiche interne, nelle quali affoghiamo senza riuscire ad alzare la testa. Le istituzioni, le associazioni, i sindacati, le scuole si danno da fare per organizzare seminari su questioni tecniche. Sono iniziative utili, ma certamente non sufficienti. Manca un serio dibattito di carattere culturale, mancano luoghi in cui mettiamo a confronto le idee, non le interpretazioni delle procedure. Il confine tra una società divisa e una società plurale è molto sottile. La differenza sta nella capacità di “fare comunità”, nella volontà di costruire una cornice di valori condivisi all’interno della quale possano coesistere legittimamente punti di vista differenti. Perché non cominciamo a sperimentare nella scuola toscana “laboratori di dialogo”, che esplicitino le diverse posizioni sui temi più sentiti e consentano poi a presidi, docenti, studenti e genitori di scegliere in modo trasparente la scuola in cui si riconoscono?
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