Due episodi hanno scosso la scuola fiorentina in questi giorni. L’occupazione degli studenti al Liceo Artistico di Porta Romana e la scelta di un consiglio di interclasse della scuola Matteotti di annullare la visita ad una mostra per non urtare la sensibilità delle famiglie non cattoliche. Entrambi questi fatti mettono alla prova l’idea che abbiamo di democrazia. Le occupazioni, lo sappiamo, sul piano formale sono illegali. Ma nella storia di una comunità succede molte volte di utilizzare la violazione di una regola per contestare qualcosa, per esprimere un punto di vista. Lo hanno fatto persone di indubbia moralità per ideali nobilissimi. Non scandalizzano pertanto in sé le occupazioni. Ma dipende da come vengono fatte. Se sono il frutto di un percorso consapevole e condiviso, possono anche essere un’esperienza positiva nella formazione dei ragazzi. Se diventano occupazioni “di stagione”, che cercano qualunque pretesto per ripetersi tutti gli anni nello stesso periodo, lasciano molto perplessi. Se poi una minoranza, in nome di un presunto spirito democratico ed antiautoritario, impone, paradossalmente con modi antidemocratici ed autoritari, la propria volontà sulla maggioranza degli studenti e dei docenti, siamo di fronte ad un fatto grave. Soprattutto quando adulti esterni alla scuola strumentalizzano gli studenti per perseguire finalità politiche proprie. Ma il contrasto alla prepotenza non può avvenire con atti prepotenti come lo sgombero. Che infatti le stesse forze dell’ordine sono restie ad adottare, nonostante alcuni educatori, un po’ curiosamente, lo chiedano a gran voce. Solo il confronto di idee ed un’applicazione intelligente delle regole possono aiutare i ragazzi a trovare modi corretti di manifestazione del loro pensiero. Le esperienze di questi anni ci dicono che è la collaborazione tra studenti ed insegnanti a produrre le riflessioni più interessanti su scuola e società e ad attivare le sperimentazioni didattiche più innovative. Quanto avvenuto alla scuola Matteotti lascia intanto un po’ di amarezza. Colpisce che faccia così tanto rumore un piccolo episodio che riguarda poche persone mentre si parli poco delle molte cose buone che avvengono tutti i giorni a scuola. La scelta del consiglio di interclasse è discutibile, in particolare per le motivazioni addotte. Ma è presa democraticamente da un organo legittimo. La forma in questi casi è sostanza. Non si può cambiare a furor di popolo una decisione che non si condivide né pretendere che il dirigente scolastico lo faccia. Sarebbe un precedente gravissimo. Quello che si può fare è chiedere a quell’organo di approfondire la questione e valutare un ripensamento. Ma occorre garantirne l’autonomia. I fatti drammatici di Parigi dimostrano le terribili conseguenze che possono esserci quando si prevarica sugli altri, convinti di avere ragione. Dobbiamo reagire riaffermando con forza il valore della democrazia, la libertà di opinione e il rispetto dell’altro. A cominciare dalle piccole quotidiane storie di scuola.
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