Scena uno. “Preside, la nostra maestra non ci porta mai in giardino.” “Buongiorno, come mai non porta i bambini in giardino?” “Ho detto loro che se non si comportano bene, in giardino non ci vanno. E siccome c’è sempre qualche studente che combina qualcosa, io non li porto. E’ vero che per colpa di qualcuno pagano tutti, ma devono capire come ci si comporta. E poi c’è un fatto di responsabilità. Se si fanno male quando sono in giardino, poi ci vado di mezzo io.” Nella scuola la difficoltà di gestione della classe e la paura delle responsabilità portano a fare sempre meno. Ma l’apprendimento è legato alle esperienze che facciamo perché servono a conoscere meglio noi stessi, i nostri limiti e le nostre potenzialità. Se neghiamo questo ai nostri ragazzi, cresceranno deboli e paurosi. Fortunatamente molti insegnanti lo hanno compreso. Ed hanno ancora il coraggio di affrontare i rischi dell’educazione. Scena due. “Mia figlia a scuola non fa nulla. Le danno pochi compiti, ha i quaderni disordinati e nessuno glieli controlla. La figlia di una mia amica va in un’altra scuola e ha invece dei quaderni perfetti. Sto pensando di portare mia figlia lì.” Molti genitori cercano giustamente la situazione migliore per i propri figli. Ma qual è la situazione migliore? Quella in cui si tengono i quaderni in ordine? Forse anche. Innanzitutto dovremmo però cercare una scuola in cui i ragazzi vanno volentieri e che li abitua a ragionare. Se possibile, con la loro testa. Quando troviamo qualcosa che non va, potremmo affrontarla parlando con gli insegnanti e con il preside. Altrimenti insegniamo ai ragazzi a fuggire dalle difficoltà. Cambiare scuola alcune volte funziona, altre volte no. Dipende se si ha chiaro cosa si cerca e dove cercarlo.
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