“Lo sa qual è il problema, Preside? E’ che non c’è più l’educazione di una volta. Ai miei tempi certe cose non succedevano. Quando arrivava il professore, ci alzavamo tutti in piedi e nessuno fiatava. Oggi i ragazzi non portano più rispetto, è questo il punto. Io non mi sarei mai permesso di disobbedire a mio padre, capisce?” “Ho capito, sta parlando di quando i pomodori sapevano ancora di pomodori?” “Si, ecco”, mi risponde, senza cogliere l’ironia. Cambio approccio. “Però una cosa non torna. Questi ragazzi sono i figli della nostra generazione. Come mai, se noi eravamo educati, loro sono così maleducati?” Ci pensa un po’ e poi si gioca il solito jolly: la colpa di qualcun altro. “Guardi che io ai miei ragazzi l’educazione l’ho insegnata. Il problema è che oggi c’è troppa libertà, c’è la televisione, c’è internet e noi non abbiamo più alcun potere.” “Mi scusi, ma lei parla con i suoi ragazzi?” “Sì, ci provo, ma loro non rispondono, non raccontano mai nulla. Io comunque gli ho dato tutto quello che chiedevano. Hanno sempre fatto quello che hanno voluto. Purtroppo i giovani di oggi non sono riconoscenti. Quando esagerano, poi perdo la pazienza e li tratto male. Mi spiace, ma quando ci vuole, ci vuole”. Nei discorsi di alcuni adulti, genitori e insegnanti, si sente soprattutto l’impotenza. Ci provano, ma non ce la fanno. La verità è che troppo spesso non capiamo gli adolescenti che abbiamo di fronte. E, se non li capiamo, non possiamo costruire una relazione con loro né fare educazione. Allora diventiamo naufraghi, che oscillano tra permissivismo ed autoritarismo. In attesa di trovare il coraggio e l’umiltà di chiedere aiuto, che è forse l’unica strada per ritrovare l’autorevolezza perduta.
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