A scuola si continua a parlare di voti dopo il clamore suscitato dalla sperimentazione del Liceo Morgagni di Roma, dove sono stati aboliti in corso d’anno lasciandoli solo nelle pagelle. E in questi giorni dall’Alto Adige arriva la proposta di eliminare i voti sotto il 4, considerati umilianti.
Nel frattempo, nelle scuole il tema ritorna continuamente. Bussano alla mia porta due studentesse. «Dobbiamo fare un compito e il nostro professore ha previsto 8 come voto massimo, anche se facciamo tutto bene. Non ci sembra giusto. Guardi quante cose abbiamo da studiare. Se mi impegno per impararle tutte, vorrei anche 10». Effettivamente alcuni insegnanti si fermano al 7 o all’8. Ma, se poi guardiamo i voti della maturità, le cose non tornano. 80, che corrisponde a 8, è un voto medio. Se vogliamo che i ragazzi più bravi escano da scuola con voti alti, dobbiamo imparare a mettere i 9 e i 10.
Provo a rispondere alle studentesse. «Sapete che si studia per imparare, non per il voto, ma capisco che chiediate un giusto riconoscimento al vostro impegno. Avete parlato con il vostro insegnante?». «Sì, ma ci ha risposto scherzando, senza cambiare le cose». Avanzo una proposta. «Per ora avete posto la questione solo voi due, fatelo come classe attraverso i rappresentanti. Se anche questa strada non funziona, proverò io a parlare con l’insegnante».
Non sono tra quelli che demonizzano i voti. Un sistema di valutazione degli apprendimenti dobbiamo averlo e può anche essere numerico, purché i voti siano pensati e spiegati in una cornice di senso chiara e condivisa con gli studenti. Fatto che spesso non accade. In questo momento i voti sono tossici, uno strumento di ricatto. I ragazzi raccontano di sentirsi numeri, non persone. Il loro obiettivo diventa il voto, non l’apprendimento, confondendo i mezzi con i fini. In questo contesto l’esperimento del Morgagni ha una ragion d’essere e prova a capire cosa succede senza voti.
Nella mia scuola abbiamo eliminato la visualizzazione della media dal registro perché ci sembrava avvelenasse le relazioni e i processi di apprendimento. Eppure molti studenti si sono lamentati, la media li aiutava a capire l’andamento in una materia.
Ecco, finché continueremo a discutere se il 5,85 di media può essere portato a 6 o deve rimanere 5, abbiamo un problema. Qualche insegnante ha sbagliato mestiere, qualche studente non ha capito a cosa serve la scuola.
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