Viene a trovarci uno studente diplomatosi qualche anno fa. Irrequieto e insofferente alle regole, a scuola ci aveva dato molto filo da torcere, tanto che ero arrivato a scrivere un articolo su questa rubrica dal titolo “Smettiamola di crescere Bambini-Re” perché, di fronte all’ennesimo ritardo, non lo avevamo fatto entrare a scuola, e lui, per tutta risposta, aveva chiamato i carabinieri. Un articolo duro, di cui mi pento e mi scuso pubblicamente con lui. Il suo percorso di vita lo aveva portato a comportarsi così e noi non lo abbiamo sempre capito, anche se abbiamo cercato di stargli vicino e di accompagnarlo nel suo percorso per come abbiamo potuto. Quando è uscito da scuola, in quinta, era una persona diversa. Oggi è cambiato ancora, come raccontano i suoi gesti e le sue parole. Appena arrivato, ci ha abbracciato tutti. Un abbraccio affettuoso e sincero, non di circostanza. Poi ha iniziato a parlare.
«Senza la scuola non so dove sarei finito. Mi comportavo davvero male e voi avete avuto molta pazienza. Ho vissuto momenti difficili, ero solo con mia madre e un fratellino. Quando mi sono diplomato, nonostante gli sforzi, non ho retto. Fuori non c’è il mondo protetto della scuola. Con voi sento di poter parlare come alla mia famiglia. Sono entrato in brutti giri, ho fatto uso di cocaina, ho pensato anche alla morte. Ma alla fine ce l’ho fatta. Ho cominciato a lavorare, adesso mi è arrivata anche una buona offerta».
«Cosa ti ha fatto uscire dal tuo “buco nero”?» «Vedere mia madre che soffriva. Si è ammalata gravemente e ho pensato che non fosse giusto continuare a farla soffrire. Dovevo cambiare, innanzitutto per lei. E ci sono riuscito. Solo il mio compagno mi è stato vicino. Sono andato a vivere con lui, adesso sono felice. Comunque, davvero grazie. Da ragazzo potevo finire male, la scuola mi ha salvato la vita». Lo abbiamo ascoltato con gli occhi lucidi, colpiti dalla sua consapevolezza. Poi gli abbiamo fatto notare i suoi meriti. Non avrebbe potuto “salvarsi” se non fosse stato intelligente e sensibile, anche se le sue doti erano sommerse dalla rabbia e dal dolore.
Non ci rendiamo conto di quanto il nostro lavoro incida sulla vita degli studenti. Questo ragazzo andrebbe portato nelle classi a raccontare il valore della scuola e dimostrare che tutti abbiamo una possibilità, anche partendo da condizioni difficili. Caro studente, buona vita. E grazie. Ci hai insegnato molto. Perché la scuola cambia anche gli adulti, non solo i ragazzi.
Lascia un commento