Non serve essere fini osservatori per capire che abbiamo un problema. Per la verità ne abbiamo diversi, ma questo è uno dei più seri. È quello degli adulti mai nati. Una tipologia umana che pare diffondersi sempre di più. Dentro corpi che crescono e invecchiano si vedono cuori e cervelli rimasti bambini. Che, detta così, suonerebbe anche romantica. Ma non lo è affatto. Perché una cosa è la capacità di conservare da adulti alcuni aspetti dei bambini che siamo stati, come la spontaneità, l’istinto, la capacità di sorprendersi o di emozionarsi. Un’altra cosa sono i genitori, gli insegnanti, i politici, i dirigenti e i tanti adulti che pensano e agiscono da bambini.
Gli adulti mai nati si riconoscono facilmente. Non decidono, non si assumono le proprie responsabilità, non sanno gestire le emozioni, fuggono di fronte alle difficoltà. Parlano molto e ascoltano poco. Si lamentano di quello che fanno gli altri e non si preoccupano di quello che fanno loro. Non hanno mai le soluzioni ai problemi, ma criticano sempre quelle degli altri.
Guardandosi intorno, di adulti mai nati se ne incontrano davvero tanti. Mi viene da pensarci in questi giorni di esami di maturità, mentre salutiamo i ragazzi e li lasciamo andare nel mondo. Stanno entrando nella vita adulta, ma sono davvero diventati adulti? Lo saranno mai?
Cari adulti mai nati, la condizione in cui vi trovate è dovuta anche a noi della scuola. Non abbiamo fatto quello che potevamo e dovevamo. Se il bambino è il padre dell’uomo, come diceva Freud, e voi non siete diventati uomini (e donne), noi a quel bambino non abbiamo dedicato la giusta cura. Lo abbiamo troppo contenuto, impedendogli di fare esperienze. Oppure lo abbiamo troppo coccolato, tenendolo nel lettone, metaforicamente o realmente, fino all’inverosimile. Lo abbiamo “freezato”, direbbero i ragazzi di oggi, condannandolo a un destino di eterno bambino. Nella sua vita ci siamo stati troppo o troppo poco. Una presenza ingombrante o una mancanza.
Cari adulti mai nati, scusateci. Proveremo a cambiare rotta con i vostri figli. Cercando di esserci quando c’è bisogno. Esserci, senza sostituirci a loro. Esserci, rimanendo di fianco. Esserci, dando a loro voce, lasciando a loro la ribalta. Sostegno invece che paternalismo, libertà e responsabilità al posto di repressione e controllo. Questo potremmo e dovremmo fare per evitare di perpetuare generazioni di adulti mai nati.
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