Sono le 10. Bussa alla porta uno studente. «Buongiorno preside, sono arrivato ora, posso entrare in classe?». «A quest’ora?». Inizio a fare i soliti discorsi sui ritardi. Che non vanno bene, che alle 10 si entra solo per motivi eccezionali. «Sì, lo so, preside, è che ho un momento difficile». «Va bene, mi fido. Non voglio sapere le tue cose personali». «Guardi, gliele posso anche dire». «Se vuoi, ti ascolto volentieri».
«Il problema è che sono ludopatico», dice subito andando dritto al punto. Ogni volta che ascolto i ragazzi, invidio la loro capacità di dire le cose senza i mille giri di parole che facciamo noi. «Sono ormai molti mesi. Da quando ho iniziato, non ho più pensato ad altro. Ho cominciato ad andare male a scuola e ho interrotto lo sport. Avevo in testa solo il gioco». «Ma che tipo di giochi facevi?» «Tutti. Online, gratta e vinci, macchinette. Era diventata una dipendenza». «Dove prendevi i soldi?» «Li rubavo ai miei. Ora però se ne sono accorti». «E cosa è successo?». «Che naturalmente ci sono rimasti molto male. Mio padre ora in casa è sempre triste. Mia madre ha detto che non vuole più saperne di me se non torno quello di prima». «E tu come stai?». «Male». «Ma cosa ti pesa in particolare? Il danno economico?». «Ho buttato via molti soldi, ma non è tanto quello. I miei, con fatica, ce la possono fare. Il problema è il rapporto con loro. Li ho traditi e delusi. Entrare in casa ora è molto difficile. E anche riguadagnare la loro fiducia».
Ascolto tutti i giorni storie complicate, ma questa mi colpisce molto. L’immagine del padre triste in casa e quella di una madre che non parla più al figlio feriscono l’anima. Così come il senso di colpa del ragazzo, la sua sofferenza per la famiglia persa che vorrebbe ritrovare.
Faccio fatica a trovare parole. «Non so bene cosa dire. Tutti facciamo errori nella vita. Anche gravi. Fortunatamente nel tuo caso non è successo nulla di irreparabile. Puoi uscirne, ma devi trovare tu la strada. Emotivamente, innanzitutto. Una sola raccomandazione. Il gioco, come sai, dà dipendenza. Sentirai il bisogno di giocare ancora. Devi resistere. Non lasciarti tentare da persone sbagliate che vorranno prestarti soldi. Poi ti può aiutare riannodare i fili della scuola e dello sport. Ma vedi tu. Per quello che vale, questa porta è sempre aperta». Mi ringrazia ed esce.
Lui non sa che la sua storia mi ha straziato. Mi conforta solo sapere che ha gli strumenti per farcela.
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