Fra qualche giorno si apriranno le iscrizioni alle scuole. Vorrei soffermarmi sulla scelta della secondaria superiore. Se si prova a chiedere a studenti, genitori o insegnanti quale sia la differenza tra una scuola e un’altra, quasi sempre ci si sente rispondere: «Quella è un liceo scientifico, quell’altra un tecnico agrario, quell’altra ancora un professionale alberghiero» e così via. Se poi si prova a dire: «Questo riguarda l’indirizzo di studi, ma qual è l’idea di scuola che c’è dietro, quale modello educativo si adotta, quale “politica scolastica” si segue?», la risposta è quasi sempre «boh». Dietro quel boh c’è forse il problema principale della scuola italiana.
Siamo tutti presi dalla gestione delle emergenze quotidiane e “ci dimentichiamo” la cosa più importante. Fermare ogni tanto le macchine, alzare la testa e domandarci chi siamo oggi, dove stiamo andando, se quello che stiamo facendo ha ancora senso, quale scuola vogliamo mettere in campo. Il risultato è che, lo dico con profonda amarezza, molte scuole sono senza identità e assumono quotidianamente decisioni senza avere una “visione”. Così gli Open Day diventano una vetrina piuttosto inutile, nella quale si presentano banalmente le materie che si studiano e i progetti che si fanno. Ma le famiglie sono di fronte alla scelta di una scuola. E dovrebbero avere elementi per capire quale differenza esista tra scuole che hanno lo stesso indirizzo.
Per questo, in vista delle iscrizioni, sarebbe importante riflettere su quale scuola stiamo costruendo e raccontarla agli studenti che devono scegliere. Vogliamo una scuola che si occupi solo di trasmettere le conoscenze, come sostiene ad esempio la Mastrocola, o una scuola che si prenda cura anche del benessere degli studenti? Vogliamo una scuola con un approccio tradizionale alle discipline o una scuola che si misuri con l’attualità e i problemi del presente? Vogliamo una scuola gerarchica che educhi innanzitutto all’obbedienza o una scuola che sviluppi libertà di pensiero e spirito critico? Vogliamo una scuola selettiva nella quale si escluda chi non ce la fa o una scuola in cui ci sia posto per tutti e dove la contaminazione tra diversi rappresenti un valore?
Le iscrizioni sono una grande occasione per prendere posizione e fare chiarezza. Lo dobbiamo a noi stessi, presidi e insegnanti, lo dobbiamo agli studenti e alle famiglie, ma lo dobbiamo anche al Paese, come direbbero quelli che amano la retorica.
7 Gennaio 2024 alle 8:03
Bellissimo articolo, condivido ogni singola parola, soprattutto l attenzione all’ inclusione dei ragazzi che spesso faticano a “tenere il passo”.