«Cara professoressa, per la verità sono stato uomo fino a poco tempo fa e cerco di esserlo ancora. Ma capisco la questione che mi pone e accetto volentieri l’invito». Per evitare spiacevoli malintesi, ho deciso di chiamare questa iniziativa “Fuga dalla presidenza” e non “Ritrovare la sessualità perduta”. Così, nei prossimi giorni, inizierò a entrare nelle aule per stare un po’ con i miei insegnanti e i miei studenti. Senza nessuna volontà ispettiva, naturalmente, ma solo per il piacere di ritrovare la magia dell’aula e di osservare con discrezione quello che accade nel quotidiano. Le attività didattiche, le dinamiche relazionali, i processi di insegnamento e apprendimento. Un’occasione preziosa per capire meglio le esigenze di tutti e i diversi punti di vista, un bagno nella vita reale della scuola, che spero mi consentirà di fare meglio il mio lavoro di preside. Poi, con chi lo vorrà, ci scambieremo idee e sensazioni. Sarà anche un modo per dirci che siamo tutti dalla stessa parte, che solo stando insieme potremo portare avanti un discorso educativo collettivo.
Forse però tutti potrebbero farsi uomini. Gli insegnanti potrebbero farsi studenti, gli studenti insegnanti. Ed entrambi presidi o personale Ata. Tutti cioè potremmo provare a metterci nei panni degli altri. In questi mesi al Marco Polo di Firenze stiamo provando ad aprire un confronto a tutto campo su una serie di questioni cruciali. È nata una Commissione Costituente per il rinnovamento della scuola, composta da insegnanti e studenti, che ha raggiunto un primo risultato. La stesura di un patto formativo, con alcune regole di “buona educazione” che riguardano la programmazione didattica, le verifiche, le valutazioni, i compiti a casa, le relazioni, la risoluzione dei conflitti. È l’avvio di un percorso per costruire una comunità educante nella quale tutti stiano meglio e si assumano davvero le proprie responsabilità: preside, insegnanti, studenti, genitori. Un fatto nuovo, una rivoluzione possibile e necessaria. Che però si può realizzare a una condizione: che ognuno scenda dal proprio pulpito e si faccia uomo.
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