Tutti i giorni arrivano conferme che noi capiamo poco dei nostri ragazzi. Lo scorso anno vennero delle studentesse a chiedere un corso di Lingua dei Segni. Ho detto loro che lo avrei attivato se ci fosse stato un numero minimo di adesioni, pensando che non si sarebbe mai raggiunto. Invece da due anni è il corso più seguito della scuola. In questa settimana sono stati organizzati dagli studenti attività autogestite. Oltre a proposte culturali, hanno suscitato molto interesse i giochi da tavolo e l’uncinetto, che nel nostro immaginario appartengono ad altri periodi storici.
Quando invitiamo i ragazzi a parlarci di cosa guardano e di chi vorrebbero incontrare, spesso vengono fuori nomi di “content creator” (“Babbo, non si dice più youtuber”, “Ah, no?”). Ho cercato alcuni loro video. Naturalmente c’è di tutto, ma sono lontani da quello che pensiamo noi adulti, convinti che si tratti sempre di persone rozze, che parlano di cose frivole e inutili, inquinando la mente dei nostri figli. In realtà non li conosciamo affatto.
Tra i video che ho guardato alcuni erano di Dario Moccia, un simpatico trentenne toscano, che ha molto seguito tra i giovani e ogni settimana fa dirette su Twitch. Noi non solo non sappiamo chi è Dario Moccia, ma nemmeno cos’è Twitch. I nostri ragazzi però lo sanno bene. Dario Moccia parla di vari temi, spesso conversando con degli ospiti. Mi è capitato di vedere, fra l’altro, una puntata nella quale ospitava i suoi prof del liceo e un’altra in cui discuteva di comunicazione con un esperto. Conversazioni intelligenti, ironiche, interessanti.
In quello che seguono i ragazzi sulla rete ci sono linguaggi, stili, contenuti diversi da quelli che noi veicoliamo a scuola. Ma è normale. I contesti sono differenti. Credo però che dovremmo contaminarci per imparare gli uni dagli altri. Se ci interessano davvero i nostri studenti, dovremmo frequentare i loro mondi e quei mondi dovrebbero entrare nelle aule. È un invito ufficiale. A Dario Moccia e ai suoi colleghi più intelligenti. Aiutateci a ridurre le distanze tra voi e noi, venite a trovarci a scuola.
Ne abbiamo bisogno per imparare a riconoscere i “fuffa guru”, nei social e nella vita reale. Ma anche per costruire un discorso collettivo nel quale stiamo dentro tutti. I giovani e i vecchi, i digitali e gli analogici, quelli che usano Twitch e quelli affezionati alla carta, chi ascolta le cose a 2x e chi fa fatica a seguirle a 1.
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