Ho apprezzato le dichiarazioni di Stefano Massini, nuovo direttore artistico del Teatro della Pergola, sulla volontà di apertura ai giovani e alla scuola. Colgo l’occasione per alcune considerazioni, da cittadino e da dirigente scolastico.
A Firenze esistono molte realtà teatrali, grandi e piccole, tradizionali e sperimentali, alcune delle quali svolgono un prezioso lavoro sociale e culturale. Non sempre questo lavoro è stato adeguatamente riconosciuto, non sempre il dialogo tra loro ha funzionato. E qualche volta si è avuta la sensazione che mancasse una visione generale, un progetto culturale chiaro per la città nel quale si individuasse lo specifico contributo del teatro. Per iniziare un nuovo corso sul territorio, oltre che alla Pergola, credo sarebbero importanti due cose. Primo: la creazione di un tavolo tra amministrazione, teatri e altri soggetti della società civile per definire, nel rispetto delle diversità di ognuno, una politica condivisa. Secondo: un modo più efficace ed equo di assegnare le risorse perché talvolta è sembrato che procedure, tempi e criteri di distribuzione non consentissero a tutti di realizzare al meglio le proprie attività.
Per quanto riguarda la scuola, cercherei di chiudere definitivamente il tempo delle “truppe cammellate” di studenti a teatro. Portare la scuola a teatro e il teatro a scuola è fondamentale. Ma ha senso solo se riusciamo a far scoprire ai ragazzi la magia di quel mondo, affascinandoli ed appassionandoli. Serve aiutarli a diventare pubblico competente, a scoprire cosa c’è dietro le quinte, a farli diventare protagonisti costruendo con loro alcune iniziative.
In questi anni di scuola mi sono convinto che nulla ha il potere trasformativo del teatro. Ho visto ragazzi timidi salire con sicurezza su un palco, corpi imbranati diventare disinvolti, bocche cucite aprirsi e dire cose straordinarie, studenti bocciati ritrovare autostima. E ho visto infelici “ritrovare i propri cenci” ed essere felici.
Per questo mi auguro che possa iniziare davvero una “stagione teatrale” nuova. In tutti i sensi.
16 Gennaio 2025 alle 11:55
Noi abbiamo respirato teatro in famiglia almeno per quattro generazioni. Lo zio della mia mamma era “attor giovane” di Augusto Novelli, poi formò una propria compagnia affrontando un repertorio sempre più impegnativo. Nessuno di noi lo ha seguito in questo cammino ma il teatro è rimasto per sempre nel sangue e nel profondo del proprio cuore.
Il teatro è magico, è la trasposizione di una illusione “reale”, è fantasia che diventa verità
il personaggio che si fa persona, in una storia che ti invita a condividere e nella quale tu inconsciamente penetri e vivi, come quando in un tuo sogno diventi spettatore e al tempo stesso interprete di te…
Il teatro “muove” le tue emozioni e le trasfonde nel miracolo che fa di un debole un forte,di un timido un estroverso, del taciturno un loquace… Disinibisce i tuoi limiti, i tuoi freni e ti fa essere ciò che non riesci ad essere finchè resti legato alla tua natura…
Mettere la scuola , gli studenti, che poi sono giovani in “formazione”, in grado di “incontrare” il teatro è un programma bellissimo che va ben oltre un semplice arricchimento di esperienza cognitiva… Il teatro si fa ascoltare e ti fa parlare, molto spesso ti aiuta a vivere o a darti un copione di vita da leggere nell’intimo del tuo io e su cui imparare e riflettere.
Bello sarebbe che i ragazzi ne avessero un primo impatto visitando quello che del teatro non si vede, ciò che le quinte nascondono, sentissero le assi del palcoscenico “parlare” sotto i loro piedi, scoprissero tutta la scenotecnica necessaria di chi lavora nell’ombra… Il rumore che cessa quando le luci si attenuano, i sancta santorum dei camerini dove l’attore comincia la sua metamorfosi, entrare nella realtà che non esiste e attraverso l’ascolto di quello che è “parola” capire l’importanza di entrare nel personaggio e farlo diventare persona. E successivi incontri con esperti presso la propria scuola potrebbero consentire loro di conoscere più a fondo l’argomento ascoltando , ponendo domande e ricevendo competenti risposte.
Imparare la verità attraverso il teatro che riesce a dare autenticità e corposità ad una identità irreale è un modo per imparare meglio a conoscere i grandi della storia, della letteratura, della musica e di ogni altra forma d’arte vissuti in secoli lontani non come li studiamo sui libri , non come personaggi o protagonisti di “pagine”, ma come persone che hanno vissuto la loro vita come noi adesso viviamo la nostra , con le stesse debolezze, le stesse necessità, le stesse ovvietà di ogni giorno, le stesse paure o incertezze, le stesse gioie e i dolori, gli stessi dubbi, i sorrisi e le lacrime.. Non personaggi, ma uomini veri. E allora si potrebbe capire di più la ragione di ciò che è stato scritto o dipinto o composto , inspirati in un specifico periodo storico in coloro che, pur profondamente geni, furono essenzialmente creature umane
19 Gennaio 2025 alle 14:23
Caro Ludovico, ti ringrazio perché sei un po’ un cavallo di Troia, fai breccia, apri dei varchi, squarci le mentalità. E questo è un gran bene, una dote utilissima: costringere il pubblico/l’auditorium a pensare, alla riflessione. Come si dice in gergo teatrale: alla visione. Senza questa capacità della mente di immaginare, di condividere le immagini e di metterle poi in pratica, il teatro non esisterebbe. Pertanto io che faccio teatro da tutta la vita, ti vorrei confidare l’idea del teatro a scuola che mi frulla in testa da un po’: il Primo Liceo/Istituto Superiore teatrale pubblico a Firenze, città della cultura per eccellenza. Perché, secondo me, il teatro non solo dovrebbe entrare nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado come materia curricolare, ma è giunto il tempo di avviare un percorso di studi di scuola superiore con indirizzo teatrale. O sbaglio?
19 Gennaio 2025 alle 14:56
Grazie Viviana. Un’idea che temo sia irrealizzabile in questo Paese, ma molto bella davvero