In questa settimana abbiamo tutti celebrato in diversi modi la Giornata della Memoria. Nel corso dell’anno, di giornate che ricordano eventi passati ce ne sono molte. Ogni volta mi interrogo sul loro senso e su come vadano affrontate a scuola. Personalmente non amo le celebrazioni e le giornate commemorative. Ho sempre il timore che siano modi per “lavarsi la coscienza” facilmente, rimuovendo il fatto che la partita vera si gioca negli altri 364 giorni. È lì, nei nostri comportamenti quotidiani, che si misura quanto davvero abbiamo interiorizzato i valori che quelle giornate esprimono.

Comunque, certamente occorre conservare il ricordo di quello che è successo perché, come si dice, dovrebbe aiutarci a capire da dove veniamo e ad evitare di ripetere i soliti errori. Dovrebbe, perché poi invece spesso purtroppo la storia si ripete, con i suoi errori e i suoi orrori. E non è detto che chi studia il passato poi quegli errori non li commetta di nuovo. Ho la sensazione che la questione sia un po’ più complicata.

Molti ragazzi a scuola hanno avuto lezioni sulle tragedie del nazismo, del fascismo e del comunismo, ma le percepiscono come storia antica, come qualcosa che non riguarda il loro presente. E non credo serva ammonirli continuamente sul rischio che invece quelle tragedie possano ricapitare. Anche perché i tempi cambiano e nulla torna davvero allo stesso modo.

Forse, intanto, a scuola dovremmo fare in modo che lo studio della storia non coinvolga solo la dimensione cognitiva, ma anche quella emotiva. Andare nei luoghi dove le cose sono avvenute o incontrare i testimoni, fare cioè esperienze “reali”, fa certamente in modo che gli eventi passati rimangano maggiormente impressi negli studenti. Poi potremmo aprire un confronto con le ragazze e i ragazzi, chiedendoci insieme a loro dove oggi si corrano i rischi di privazione della libertà e negazione dei diritti. Piuttosto che un ricordo pedissequo di quello che è stato, rendere attuale la memoria ispirerebbe nei nostri ragazzi una cittadinanza più moderna e consapevole.