“La prof è una delle migliori perché quando spiega si vede la felicità nei suoi occhi”, si legge in un bigliettino scritto da uno studente. Difficile riassumere meglio quello che dovrebbe essere la scuola. Felicità. Per presidi, insegnanti e studenti. Il contrario di quello che è oggi nella maggioranza dei casi. Una fonte di infelicità, noia e stress. Dirigenti e insegnanti infelici stanno tirando su una generazione di studenti infelici. Questa è la triste verità. Alcuni lo fanno inconsapevolmente, altri lo teorizzano e lo praticano tutti i giorni. Costruendo scuole tristi e grigie dove si sta male. Utilizzando metodologie didattiche che mortificano gli studenti e gli stessi insegnanti. Proponendo contenuti che si ripetono sempre uguali, anno dopo anno. Impostando relazioni formali che annullano la dimensione personale. Avvolgendo la scuola di lacci e lacciuoli burocratici che non la fanno respirare.

Ci sono certamente mancanze politiche, ma alla fine la scuola siamo noi, la facciamo noi. Se siamo infelici, le responsabilità sono prevalentemente nostre. Per provare ad essere più felici, dovremmo cambiare i nostri schemi mentali e il nostro modo di agire. Togliendo dal tavolo l’idea che entrare in una classe sia stressante e che l’apprendimento si debba basare sulla sofferenza. Lavorare con bambini e ragazzi è un privilegio. Le difficoltà educative sono una sfida quotidiana entusiasmante. Aiutarli a trovare la loro strada e il loro posto nel mondo è gratificante. La scuola ha tutto per essere un luogo di felicità. Ma serve stare tutti dalla stessa parte, smettendola con le guerre quotidiane di presidi contro professori o di professori contro studenti.

Le regole, l’organizzazione, la didattica vanno costruite insieme, cucendo un abito su misura di tutti. Per questo serve una scuola libera e felice. Se invece continuiamo invece a pensare che le scuole serie siano quelle basata sull’obbedienza e sul carico di compiti per personale e studenti, alimenteremo altra infelicità. Che non può che produrre una società infelice.