Com’è noto, in questo Paese, quando c’è il Festival di Sanremo, si parla quasi solo di quello. Così è successo anche questa volta. Con mille commenti, di tutti i tipi. A questo punto, anche se non ne ho le competenze ed è passato qualche giorno dalla fine del festival, mi permetto di aggiungerne uno anch’io. Intanto confesso candidamente due cose. La prima è che non sono molto interessato a Sanremo. Però, forse per non eccedere in snobismo, l’ho visto a tratti e ho letto alcune cose perché si tratta comunque di un fenomeno di costume che in qualche modo offre uno spaccato di quello che siamo. La seconda confessione riguarda Olly e Lucio Corsi, gli artisti arrivati primo e secondo. Fino a qualche giorno non sapevo chi fossero. E forse non sono l’unico. Il fatto di non conoscere i due più votati mi ha restituito la sensazione di essere ormai ai margini della società. Ma, a parte le considerazioni sulla mia collocazione sociale, che non interessano nessuno, ho provato a informarmi di più su Olly e Lucio Corsi e mi sono fatto un’idea, anche se certamente approssimativa.
Olly mi è sembrato un ragazzo “normale” con una canzone “normale”, cioè un personaggio che, diversamente da molti suoi coetanei, non si pone in modo trasgressivo né vuole mandare messaggi epocali. E, secondo me, piace proprio per questo. Lucio Corsi ha proposto la storia di un giovane “cintura bianca di judo”, che “voleva essere un duro ma non è nessuno”. Di fatto, un altro personaggio che fa della normalità il suo punto di forza e la sua straordinarietà.
Ecco, tutto sommato, che il Festival di Sanremo, la manifestazione musicale più popolare d’Italia, registri la vittoria di due giovani normali a me sembra una buona notizia. In un momento storico in cui i modelli che prevalgono sono quelli vincenti di chi esibisce i muscoli e si sfida sul numero dei follower l’impresa eccezionale, come diceva Lucio Dalla, è essere normali perché forse solo i normali possono provare a costruire una società diversa, che riconosce e accoglie le proprie fragilità. Uno stimolo anche per noi che facciamo educazione. Soprattutto per noi.
20 Febbraio 2025 alle 7:11
Caro prof, purché la normalità non sia mediocrità, della quale siamo circondati dai “muscolosi” prevaricatori, ignoranti seriali. Mi piace il tuo ottimismo, spero però di non dover cambiare lavoro e andare a vendere macchine elettriche ” come suggerisce Benigni” , conformandomi così a quella mediocrità di convenienza….