Scena uno. Entrano in presidenza un padre e uno studente di 14 anni. «Siamo qui perché Francesco è in difficoltà e vorrebbe cambiare indirizzo di studi, rimanendo comunque in questa scuola. È entrato in crisi in questi mesi di lockdown, si è buttato giù, non ha più voglia. Ha preso anche brutti voti». Il ragazzo conferma. «Vorrei passare dal liceo al tecnico, il liceo mi sembra troppo difficile». Guardo il registro e non sono convinto. «I tuoi voti non sono particolarmente negativi. Hai delle insufficienze, che però sono ampiamente recuperabili. Se studi, naturalmente. Inoltre, cambiando a metà anno scolastico, avresti poco tempo per adattarti a materie nuove, compagni e insegnanti diversi. C’è anche da considerare che, nella situazione in cui ci troviamo, è davvero difficile capire se il tuo disagio sia dovuto al lockdown o all’indirizzo di studi sbagliato». Il padre annuisce. «Francesco era un ragazzo vivace, che faceva mille attività. Stare mesi chiuso in casa lo ha depresso. È uno studente che apprende molto in classe. La didattica a distanza lo ha penalizzato. Adesso che sono rientrati a scuola ce la può fare».
Scena due. Incontro Nicola, uno studente di 16 anni. Parliamo di varie cose. Poi gli chiedo come va. «Molti insegnanti spiegano a distanza e ci tempestano di verifiche in presenza perché le ritengono più attendibili. Ma sbagliano. Fa bene invece un nostro prof che interroga a distanza e spiega in presenza. In presenza si comprende meglio, possiamo interagire di più. A distanza mi distraggo, faccio fatica a seguire e alla fine imparo di meno».
Scena tre. Vado al bar della scuola a fare colazione. Trovo alcuni insegnanti in un momento di pausa. Uno di loro dice: «Questo bar è una coccola, un momento di conforto, un’occasione per ritrovarci. È uno spazio piccolo, ma prezioso per aiutarci a ripartire».
Sono solo alcune delle tante testimonianze che dimostrano il valore della scuola in presenza. In Toscana abbiamo riaperto i battenti da tre settimane e non c’è stato il temuto rialzo dei contagi. Siamo tutti felici, come raccontano i sorrisi ritrovati di insegnanti e studenti. Possiamo finalmente ricominciare a garantire davvero il diritto allo studio.
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