Incontro i genitori di Tommaso, un ragazzo quindicenne. «Siamo molto preoccupati. Nostro figlio è in difficoltà. Lo scorso anno lo svegliavamo alle 6.15. Si alzava subito, prendeva i mezzi pubblici e andava a scuola volentieri. Con la didattica a distanza lo chiamiamo alle 8.15 per iniziare le lezioni alle 8.50 e non ce la fa. Spesso ci risponde male quando cerchiamo di svegliarlo». La situazione è progressivamente precipitata. «In questi giorni ci ha contattato la coordinatrice di classe, avvisandoci che Tommaso ha già fatto il 22% di assenze. Noi non ci spiegavamo perché visto che è sempre in casa. Poi abbiamo capito. Si alzava, faceva colazione e si rimetteva subito a letto oppure iniziava il collegamento e poi staccava. Noi sapevamo che era in camera e pensavamo seguisse, non ci siamo accorti di niente. Una volta abbiamo sentito il professore che lo chiamava, lui è corso in pigiama dal letto per accendere la webcam. Il risultato se lo può immaginare. Adesso ha tutti voti negativi».
Il problema però non si limita alla scuola. «Tommaso faceva basket, la sua passione, e ha dovuto interrompere. Ora esce poco e si è avvicinato a compagnie poco raccomandabili. Si è chiuso in un suo mondo, ha un atteggiamento apatico, indolente. Non riusciamo a comunicare con lui. Non ci ascolta, non ci risponde. Sembra precipitato in un buco nero dal quale non sa nemmeno lui come uscire. Noi abbiamo perso la pazienza e non sappiamo più cosa fare».
È solo una delle tante storie di sofferenza di questo periodo. In troppi stanno sottovalutando i danni psicologici, sociali e culturali del lockdown sui giovani. Le lezioni dovrebbero ricominciare per tutti in presenza il 7 gennaio. Non possiamo andare oltre. Davvero non possiamo più continuare a combattere il virus con le aule chiuse. Quando spostarsi dal letto alla scrivania diventa più difficile che trasferirsi da casa a scuola vuol dire che non abbiamo più tempo da perdere, che siamo di fronte a un’emergenza educativa. Per favore questa volta a Capodanno evitiamo i bei discorsi di circostanza sul valore delle nuove generazioni e compiamo gesti concreti. Restituire ai ragazzi la scuola in presenza è il miglior regalo che possiamo fare a loro per l’anno nuovo.
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