n questi giorni nel mondo della scuola si è aperta una vivace discussione sulle vacanze di Pasqua. «Ma quali vacanze? Siamo tutti di fatto in vacanza da un mese, presidi, insegnanti e studenti. Bisogna continuare a lavorare, cercando di sfruttare ogni giorno utile per portare avanti il programma. Dobbiamo ridurre il danno creato dalla mancanza della scuola in presenza». «Non è vero che siamo in vacanza. Tutti sono impegnati al massimo con videolezioni, compiti, esercitazioni. Alcuni stanno lavorando anche più di prima per imparare a utilizzare al meglio i nuovi strumenti che offre la tecnologia». «E’ vero, ma ci sono anche insegnanti e studenti che non fanno nulla, che non si sono mai visti. E poi, di fronte a una parte del Paese che lavora senza orari, a cominciare dal personale sanitario, non è giusto che la scuola si fermi. Deve fare la sua parte. Altrimenti gli studenti rimarranno con gravi lacune che non sarà più possibile recuperare. Le vacanze in questo momento sono un’assurdità. E poi, dove si deve andare? Siamo bloccati in casa. Possiamo continuare a insegnare e studiare anche in questi giorni, magari escludendo solo Pasqua e Pasquetta». «Forse non ci si rende conto di quello che sta vivendo il Paese, del disagio psicologico e sociale in cui si trovano tutti, compresi insegnanti e studenti. E’ importante rispettare il diritto alle vacanze. Qualche giorno di pausa dalle videolezioni e dalle attività didattiche non è la fine del mondo e non può che farci bene. Un po’ di riposo consentirà a tutti di ripartire con più energia».
Questo è più o meno il tenore di alcune discussioni che stanno avvenendo tra presidi, insegnanti, studenti e genitori. Naturalmente ognuno porta argomentazioni che meritano rispetto e vanno considerate. Come dirigente scolastico, considerata la fase che stiamo vivendo, credo che serva innanzitutto capire quello che sta succedendo nella propria comunità, ascoltare le persone, i loro sentimenti, i loro pensieri. Che sono inevitabilmente diversi perché ognuno si trova in condizioni personali e sociali differenti. Ho provato allora a verificare quali fossero le posizioni prevalenti. La grande maggioranza degli studenti e degli insegnanti ha raccontato della fatica di questi giorni, una fatica umana oltre che scolastica. E ha chiesto di staccare la spina per qualche giorno. Per questo, come tante altre scuole, abbiamo deciso di rispettare la sospensione delle attività didattiche prevista dal calendario scolastico per Pasqua. E quindi sospenderemo anche la scuola a distanza. Però va sospesa davvero e per tutti. In quei sei giorni evitiamo di fare lezione e, se possibile, anche la tentazione dei “compiti per le vacanze”. Cogliamo invece l’occasione per prenderci del tempo per noi, per cercare quel difficile equilibrio psicologico che ci può aiutare a vivere meglio al tempo del virus.
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