Da giorni siamo impantanati nella missione impossibile della formazione di un Governo. Bloccati da una serie di veti incrociati e, forse, dalla mancanza di leader politici autorevoli. Presentando i loro programmi, quei leader mettono in evidenza alcuni temi: il lavoro, le tasse, l’immigrazione, le pensioni, il risanamento dei conti pubblici, l’abolizione dei vitalizi. Tutte questioni importanti. Ma spesso non viene citata la scuola, che sembra essere uscita dall’agenda di tutti i partiti. Quando qualcuno se ne ricorda, tende a parlarne per slogan, proponendo, ad esempio, la difesa integrale o l’abolizione totale della cosiddetta Buona Scuola. L’assenza di una discussione seria sullo stato della scuola è forse uno dei segnali più preoccupanti della scarsa qualità del nostro dibattito politico. Sulla scuola si possono naturalmente avere idee diverse. Ma deve essere tra le priorità del Paese. Altrimenti si rischia che, per l’ennesima volta, venga nominato Ministro dell’Istruzione qualcuno che la scuola non la conosce e quindi non sa di cosa parla.
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