Nonostante tutto, Facebook rappresenta una finestra sul mondo. E sulla scuola. Un amico presidente di un’associazione di volontariato posta foto emozionanti di bambini di un istituto in Senegal finanziato con un progetto italiano. Eraldo Affinati ricorda l’esperienza delle Penny Wirton, dove si fa vera integrazione con l’insegnamento dell’italiano agli immigrati. Alcuni docenti parlano di un viaggio a Scampia e di come lì si prova a educare ragazzi con esperienze molto difficili. Nel frattempo, dal gruppo di presidi al quale sono iscritto, arrivano storie di ordinaria follia burocratica, aneddoti di lacci e lacciuoli che imprigionano la nostra povera scuola. La sensazione è spiazzante. Sembrano racconti di vita a contrasto con racconti di morte. Forse dovremmo cominciare a reagire in modo forte, anche con atti di disobbedienza civile, per difendere la vita della scuola. Se le cose che ci vengono chieste non hanno senso, potremmo cominciare a non farle. Ma serve una visione. Per riuscire a distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è.
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