Si leggono sempre più spesso episodi di cronaca che riguardano i rapporti tra famiglia e scuola. Nei quali, in genere, succede che un genitore arrabbiato aggredisce un insegnante o un preside per futili motivi, come un brutto voto o un rimprovero che ritiene ingiusti. Nei commenti si tende ad accusare le famiglie, invadenti e iperprotettive. Il che, in parte, è vero. Ma non si può pensare di liquidare la faccenda dividendo il mondo in buoni e cattivi, con la scuola nella parte dei buoni e la famiglia in quella dei cattivi. Dovremmo invece ripensare i nostri rapporti. Evitando alcune strade politicamente corrette ma un po’ ipocrite, come il patto educativo. Un documento pieno di belle cose, che la scuola predispone e la famiglia semplicemente sottoscrive, spesso senza nemmeno leggerlo. Forse potremmo ripartire dalle azioni, più che dalle chiacchiere. Facendo la fatica quotidiana di ascoltarci e dialogare. E poi, di fronte a qualcosa che non ci torna, assumendoci le nostre responsabilità prima di prendercela con gli altri.
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