Durante un seminario tra docenti universitari, insegnanti e presidi su come cambiare la scuola, il confronto si sofferma su un tema cruciale: la differenza di età con gli studenti. Quando va bene, un professore ha trenta anni di più. Quando va male, si arriva a cinquanta. Con la velocità dei cambiamenti di oggi, sono ere geologiche. E’ come se si incontrassero persone di pianeti diversi. Molti di noi hanno visto la TV in bianco e nero e sentito i racconti sul fascismo, sono cresciuti senza computer e telefonini e hanno ancora negli occhi la morte di Falcone e Borsellino. I nostri ragazzi non sanno nulla di quel mondo. Come noi non sappiamo nulla del loro mondo. Di che musica ascoltano, di cosa diavolo facciano tutto il tempo attaccati alla rete e ai social. Pensiamo di essere moderni a mandare le mail, ma loro le mail ormai neanche le leggono. Forse dovremmo fermarci un momento e dire: «Per favore, ci raccontate chi siete?». E poi magari potremmo raccontare chi siamo noi (se lo sappiamo). Perché è difficile fare educazione tra persone che non si conoscono. Eppure, purtroppo, è quello che avviene tutti i giorni in molte scuole e in molte famiglie.
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