Nella situazione di incertezza politica che vive il nostro Paese tutti si interrogano sul futuro. Anche la scuola. L’anno che verrà forse porterà finalmente con sé il rinnovo del contratto. Un’occasione per aumentare le retribuzioni del personale, ritrovare il dialogo tra Governo e parti sociali e definire norme che delineino i contorni di una scuola più moderna e giusta, oltre che di una nuova stagione di diritti e doveri. Il 2017 potrebbe anche lasciarsi alle spalle i veleni del dibattito sulla riforma e consentire alle persone di buona volontà di mettersi intorno a un tavolo per un’analisi serena di quello che ha funzionato e delle ragioni del diffuso malcontento. Potrebbe aprirsi la prospettiva di un rinnovamento condiviso, nel quadro di una scuola che garantisca l’accoglienza di tutti, offra una preparazione adeguata, valorizzi i docenti e disponga di una burocrazia snella ed efficiente. Si tratta di ricostruire il sistema di istruzione di un Paese normale. Il primo segnale potrebbe essere insieme semplice e rivoluzionario: fare in modo che il primo giorno di scuola i nostri studenti abbiano tutti gli insegnanti in classe. Se accadesse davvero, il 2017 sarebbe già un anno da ricordare.
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