«Preside, sono indietro con il programma». «Quale programma?». «Quello ministeriale». «Professoressa, i programmi ministeriali non esistono più. Esistono Linee Guida o Indicazioni Nazionali. Lei è libera di fare quello che vuole». «Preside, so che a lei non piacciono le regole, ma qui i ragazzi hanno troppa libertà». «Non è così. Le regole per me sono importanti, ma la libertà lo è almeno altrettanto». Nella scuola abbiamo un problema. Non riusciamo ad essere liberi fino in fondo. Come chi è stato a lungo prigioniero, abbiamo difficoltà ad adattarci fuori da un regime di cattività. E c’è sempre qualcuno che rimpiange le catene. L’istruzione italiana è stata storicamente basata su principi di ordine e disciplina e su un sistema rigido di programmi, verifiche, voti, lezioni frontali, banchi disposti in un certo modo. Oggi le scuole sono autonome e potrebbero fare liberamente le proprie scelte educative. Eppure continuano spesso a riproporre modelli vecchi e calati dall’alto. Forse perché essere liberi è faticoso. Richiede coraggio, idee e la responsabilità di decidere. La possibilità di cambiare la scuola oggi esiste. Basta che presidi, insegnanti e studenti decidano di fare la fatica di essere liberi.
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