Quando si giudicano i politici e i governi, bisognerebbe guardare a quello che fanno, non a come parlano o a come si presentano. L’ultima idea geniale del Governo Draghi sulla scuola è il docente esperto. Si parla dell’introduzione di una figura per scuola (uno per scuola!), a partire dal 2032/33 (2032/33!), che viene selezionato dopo un percorso di formazione quasi decennale e al quale vengono riconosciuti circa 400 euro lordi mensili (250 netti più o meno). Naturalmente sono già cominciate tutte le ironie del mondo su come un “espertone” possa da solo cambiare una scuola, fatta mediamente di 1500 studenti e di 150 insegnanti. Francamente non si capisce come possa venire in mente un’idea del genere e come questa cosa possa essere presentata da qualcuno come un cambiamento epocale della scuola. Siamo al nulla, un nulla che parte comunque fra 10 anni. Sono ben altre le cose di cui avrebbe bisogno il mondo della scuola.
È per questo, per quanto fatto (e non fatto) nella scuola (e in altri settori), che personalmente faccio fatica a seguire chi oggi propone Draghi, la sua agenda politica e il suo Governo come riferimento per il futuro.
18 Agosto 2022 alle 18:58
Quest’ultimo colpo di coda del governo Draghi non meraviglia, anche se offende. Profondamente. Non sorprende, perchè è conseguenza di un anno di nulla cosmico per la scuola o peggio, di decisioni prese dalle carte delle ‘probabilità’, esempi come Il Piano Estate da 320+150+40 milioni. I 30 milioni per sostituire i docenti non vaccinati. Il non rinnovo del contratto scaduto da quasi tre anni. Zero fondi per l’edilizia scolastica, zero fondi per antisismica e bonifica amianto, zero fondi per creazione di nuove sedi. Nulla, nulla, nulla sulle classi pollaio. Anzi, sono state pure smantellate le classi cosiddette ‘covid’. Usare i fondi EU o nazionali, o non finanziare il comparto costituisce una palese linea politica antisociale. Ricordo che in un’intervista ai vari candidati di partiti diversi alle elezioni politiche in Norvegia nessuno si sognava tagli all’educazione, c’era una rincorsa a chi metteva più gettito. Insomma la questione non era tenzone politica. La Norvegia usa il 6,7% del suo PIL per la scuola. L’Italia 4,7%. Se alzassimo il gettito allo stesso range, ci vorrebbero 3,5 miliardi. Dove prenderli non mi interessa, basta uscire dalla tenzone, e stabilire una volta e per sempre che si vuole una società degna della civitas democratica. Il resto è lo scempio che vediamo da decenni.