Entra Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che ha accolto migliaia di migranti arrivati con i barconi. L’aula è gremita di studenti e insegnanti. Comincia a raccontare del suo lavoro di “medico di frontiera”, delle mille storie di vita e di morte che ha incontrato. E accompagna le parole con immagini forti, risparmiandoci le più crude. Parla per un’ora e mezza ininterrottamente. Ragazzi e adulti rimangono in assoluto silenzio. Attenti, emozionati. Molti hanno gli occhi lucidi mentre ascoltano di bambini che hanno subito violenze inenarrabili, dei tanti cadaveri raccolti e di quelli che fortunatamente ce l’hanno fatta. «Sono persone, persone come noi. Che scappano dalla fame e dalla guerra» ripete. «Guardate queste immagini e capirete da soli. Non esiste la pacchia che qualcuno racconta». Al termine scatta un lunghissimo applauso. Spontaneo, liberatorio. I ragazzi circondano Pietro Bartolo, gli stringono la mano, lo abbracciano. Una straordinaria pagina di scuola con un testimone di verità e giustizia. Un incontro che non dimenticheremo.
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