Scena uno. Direzione nazionale del PD, forse la più importante degli ultimi anni. Interviene Maurizio Martina, che sta per diventare il segretario reggente in una fase difficilissima. E’ il momento di massima tensione. Una foto immortala la platea e rivela che molti hanno la testa bassa, intenti a guardare il telefonino. Scena due. Dibattito televisivo con politici e giornalisti. Mentre uno di loro parla, gli altri sfogliano continuamente i tablet. Scena tre. Raoul Bova, al termine di una rappresentazione teatrale, non rientra sul palco in segno di protesta contro i continui squilli di cellulare tra gli spettatori. E’ evidente che ci troviamo di fronte a un’emergenza: la dipendenza diffusa dalle tecnologie e dai social. Che ci riguarda tutti. Non solo gli adolescenti, come si sente dire. Siamo travolti dal bisogno di fare più cose contemporaneamente e di essere sempre connessi. Cresce la quantità delle nostre esperienze, ma diminuisce l’intensità. E abbiamo smesso di guardarci negli occhi. Siamo sicuri che ne valga la pena?
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