Oggi vorrei parlare di un tema delicato e trascurato. Quello di bambini e ragazzi che vivono esperienze di maltrattamenti o abusi. Sono molti di più di quelli che immaginiamo. E, per ogni caso che viene alla luce, ce ne sono tanti altri che rimangono coperti, nascosti. Per mille motivi. Vergogna, paura, timore delle conseguenze.
Va detto con chiarezza che il sistema di intervento e supporto dello Stato in questi casi non funziona come dovrebbe. Le famiglie sono spesso il luogo dove si manifesta il problema. Le scuole non sono preparate a intercettare e accogliere queste problematiche. Le forze dell’ordine mettono paura e si va da loro solo per emergenze (a volte nemmeno). I servizi sociali non sono conosciuti, molti non hanno idea di come contattarli. In tutta questa situazione, bambini e ragazzi rimangono soli, senza sapere a chi chiedere aiuto e come farlo.
Poi c’è un’altra questione. Le istituzioni parlano poco tra loro. Faccio un solo esempio. A volte chiamano a scuola le forze dell’ordine perché hanno avuto una segnalazione e devono raccogliere la testimonianza di uno studente minorenne in modo riservato. Le scuole naturalmente si mettono a disposizione. Un poliziotto e una psicologa incontrano il ragazzo o la ragazza in un’aula “protetta”. Poi vanno via senza riferire nulla per privacy. Tutto finisce nelle mani di un magistrato che valuta se e come procedere con le indagini. Solo che, salvo casi di immediato pericolo, passano spesso molti mesi. In questi mesi nessuno sa nulla, nessuno si parla. Ma i ragazzi fanno filtrare cose. E ci raccontano spesso del loro disorientamento. Non hanno più sentito nessuno, non sono stati attivati supporti psicologici, non capiscono cosa succede. Chiedono a noi, che non sappiamo nulla. Naturalmente non è sempre così, ma queste storie accadono.
Per questo voglio fare un appello alle diverse istituzioni. Conosciamoci meglio, collaboriamo di più, definiamo procedure condivise per migliorare l’efficacia e la tempestività dei nostri interventi. E apriamo una riflessione sugli adulti violenti. Per il bene di bambini e ragazzi maltrattati.
29 Novembre 2024 alle 13:27
Silenzio. E la paura che fomenta il silenzio…
Maltrattamenti e abusi si ritenevano un tempo “malattie” di ignoranza, di promiscuità,, di atavici concetti di donne o minori ritenuti oggetto e non soggetto… Oggi la “malattia” è in ogni ceto sociale, anche quelli apparentemente “sani” dove non c’è miseria ma benessere, dove non c’è ignoranza ma cultura..
La bestia si alimenta del silenzio della paura e distrugge con sadica lentezza, morso dopo morso, violenta nella carne, nella mente e nell’anima e il mostro fagogita la dignità dell’essere…
Qualcuno sospetta, qualcuno sa, qualcuno accetta in una omertà scandalosa per salvare l’apparenza di un ordine che non esiste e di una falsa e marcia rispettabilità. E la vittima è sola, ripiegata in sè stessa, avvilita, sporcata, marchiata negli affetti e nelle emozioni, privata dei sogni puliti dell’infanzia e delle sane speranze della gioventù. Va avanti nascondendo agli altri il suo segreto, la sua vergogna e le ferite del corpo tagliano l’anima per non cicatrizzarsi più.
Chi subisce DEVE PARLARE, chi ha un nemico da combattere DEVE DENUNCIARE! .. ma chi? E come e con che garanzia, con quali aspettative se non con lunghi iter burocratici e legali durante i quali ” si auspica, si partecipa, si promette”… ma intanto il tempo corre e chi soffre non ha più tempo, nè coraggio, nè speranza per aspettare la risposta giusta, l’intervento giusto che ponga fine ad una odissea che lo sta marchiando per il resto della vita…
Le istituzioni “sane” come la scuola garantiscano la piena disponibilità all’ascolto anche attraverso personale qualificato, sappiano accattivarsi la fiducia di chi vuole aprirsi al dialogo e alla confidenza. Ma è dall’alto , da nuove leggi , da nuove norme e tempi di condanna ridotti ed esemplari che si può intervenire in modo forte e credibile per impedire il dilagare di questo orrore…
Quando ero piccola e avevo un incubo e mi svegliavo piangendo la mamma correva da me e stringendomi fra le braccia mi calmava e diceva : Ci sono io con te. E io sapevo che nulla avrebbe più potuto farmi male rasserenata dalla forza dalle sue parole. Siano la società, le istituzioni e tutti noi come una buona madre per chi ci chiede aiuto , una madre che risponda all’angoscia di chi lancia messaggi muti, sappia intuire, confortare, promettere e mantenere. E con forza serena, impegno e amore fare si che l’incubo di una notte non sia più l’incubo di tutta una vita.
” Ci sono io con te, ci siamo noi con voi”
“Ci sono io, ci siamo noi con te, con voi” e con la nostra forza, l’impegno e l’amore l’incubo di una notte non sia più l’incubo di tutta una vita