Quando arriva la notizia che una tua studentessa, da uno stato di benessere assoluto, precipita improvvisamente nel vortice di una malattia gravissima, le cose che dici e le cose che fai assumono una luce diversa. Noi adulti abbiamo già incontrato le malattie. Ma, se ad essere colpito da una storia difficile è un adolescente, le cose cambiano. Pensi a lei, pensi alla sua famiglia, pensi che questo non dovrebbe accadere, pensi alle ingiustizie della vita e a molte altre cose, spesso banali. Poi cominci a interrogarti. Su come stare vicino alla tua studentessa e ai suoi cari senza “disturbare”, senza interferire con il loro dolore privato. Su come trovare la misura delle relazioni, che in queste situazioni è davvero difficile. Poi ti arrivano l’imbarazzo e la sofferenza di compagni e professori. Cerchi di supportarli, per quello che è possibile. Nel frattempo rifletti su come attivare gli psicologi della scuola e su come seguire la situazione. La verità è che però non siamo preparati ad affrontare la sofferenza profonda di un ragazzo. Dovremmo fare di più, ad esempio far entrare la malattia e la morte nei nostri discorsi educativi. Senza rimuoverle. Senza nasconderle perché ci mettono in difficoltà. Se non ce la facciamo, possiamo farci aiutare. Una scuola moderna ha il dovere di affrontare tutti gli eventi della vita, compresi quelli drammatici, e di aiutare i ragazzi a fare lo stesso. Altrimenti il rischio è che li lasciamo da soli a gestire il proprio dolore perché non sanno con chi parlarne. Non possiamo permettercelo. Non dobbiamo permetterlo.
Cara studentessa, ci siamo incontrati nei giorni scorsi e abbiamo parlato un po’, ma in quel momento la situazione era diversa. Adesso non possiamo sentirci, ma sappi che ci siamo, che siamo tutti con te, che partecipiamo emotivamente alla tua battaglia per la vita. Lo so, non è granché. Ma questo è quello che è dato agli esseri umani. Starsi vicino nei momenti difficili. Essere insieme. Sentirsi parte di una storia collettiva, nella quale i dolori e le gioie degli altri sono anche i nostri. Ti penso, ti pensiamo. Ogni giorno. Un abbraccio forte.
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