Un padre mi racconta che ha trovato suo figlio quindicenne con un po’ di “erba” presa da una compagna di classe. Parlo con la ragazza. «Preside, è vero, mi faccio le canne. Ho dato io “la roba” al mio amico. Come tanti, so dove trovarla, ma non sono una spacciatrice perché non ho guadagnato nulla». «Di fatto lo sei, se contribuisci a farla circolare. E qualcuno ci guadagna. Per questa volta non chiamo la polizia, anche perché il fatto è avvenuto fuori scuola. Ma sappi che se ricapita la chiamerò. Però dovrei avvisare i tuoi genitori». «La prego, non lo faccia. Mi vergogno, sono comprensivi con me e non voglio deluderli». «Ti lascio qualche giorno per riflettere. Sarebbe importante che ai genitori lo dicessi tu, assumendoti le tue responsabilità. Se non lo farai, glielo diremo noi». Dopo qualche giorno, la ragazza torna. E’ sollevata, felice. «Ce l’ho fatta, ho parlato con i miei genitori. Si sono un po’ arrabbiati e mi hanno messo in punizione. Giustamente. Ma hanno capito e mi sono vicini. La ringrazio perché in altre scuole non sarebbe finita così». Chiama anche il padre. E’ riconoscente perché vede sua figlia trasformata da questa vicenda. Ognuno faccia le sue scelte educative. Per noi il cambiamento si ottiene con il dialogo.
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