Kebab
L’ultimo kebab che ho mangiato ero in chimica, alle due del mattino. È stato buono, ma mai quanto tutti quelli che non abbiamo mai mangiato perché aveva già chiuso. Quante volte arriviamo troppo tardi, quante delusioni davanti al kebabbaro con le luci spente. Quel senso di vuoto alla pancia e di tradimento, perché sei un kebabbaro e il tuo compito è essere aperto nel cuore della notte, quando mi viene fame. Se sei chiuso anche tu, dove andrò io?
Ma qual è il kebab della nostra vita? Le occasioni mancate, le volte in cui abbiamo aspettato troppo prima di agire, le volte in cui ci siamo accontentati di un semplice kebab, di una relazione mediocre, per paura di non trovare nient’altro di aperto in piena notte.
E se fossimo tutti, alla fine, il kebab di qualcuno? Forse ci illudiamo di essere un sushi alla carta, la cucina di Cracco o le lasagne della nonna, quando invece siamo solo il kebab di ripiego per calmare la fame. Ma in fin dei conti, è anche un po’ nobile essere un kebab, perché diciamolo: nella notte, in chimica, nessuno vuole quei microscopici piatti di masterchef o un chilo di riso da masticare per ore. Va bene un kebab, delle patatine fritte e della maionese, che costi poco perché ho finito i soldi.
E, forse, siamo stati l’una per l’altro il kebab delle cinque del mattino. Forse perché avevamo paura non ci fosse nient’altro di aperto, forse perché ci restavano solo quattro euro, ma alla fine era quello di cui avevamo un disperato bisogno, e va bene così.
Il testo è tratto da un post Instagram di Emma. Emma ha 19 anni e sta per cominciare il suo esame di maturità. Emma è una ragazza di talento. Tutte le volte che l’ho incontrata a scuola mi ha colpito. Per il suo modo di porsi rispetto alle cose, per la sua capacità di ragionare, per la sua particolare sensibilità. In questi anni da Emma ho imparato molto. E mi sono interrogato. Stiamo sostenendo o ostacolando il suo talento? La verità è che non lo so. Non so quanto della ragazza che è diventata derivi dalla scuola. Non so se qualcosa di quello che scrive e di come lo scrive lo abbia imparato a scuola. Non so se noi c’entriamo qualcosa con il suo talento. Lo spero, ma non lo so.
Comunque auguri, Emma. A te, alle tue compagne e ai tuoi compagni. Quando uscirete da scuola e vi volterete indietro, non siate troppo severi. A volte non sembra, ma noi ci abbiamo provato.
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