Nei giorni scorsi, in diverse città toscane, sono stati eletti i nuovi sindaci. Alcuni hanno già nominato la giunta, altri lo faranno presto. Mi rivolgo a loro per alcune richieste che riguardano la scuola e i giovani.
1. La prima è la competenza. Molte volte in passato le scelte sono state ispirate da spartizioni per quote all’interno della coalizione vincente. Con questo approccio, si rischia di perdere di vista la preparazione. Così, capita di vedere persone passare da un assessorato all’altro con troppa disinvoltura o assumere deleghe, ad esempio sull’istruzione, senza mai essere entrati in una scuola. Sarebbe un segnale importante che questo non accadesse più. Chi si occupa di un settore non deve necessariamente provenire da quel mondo, ma almeno conoscerlo e magari avere un progetto, una visione.
2. La seconda è l’ascolto. Per la scuola, vorremmo assessori che si impegnassero a incontrare periodicamente presidi, insegnanti, studenti, genitori. Non per indottrinare, ma per ascoltare chi sta in trincea e costruire insieme a loro le azioni da mettere in campo. Non si prendano decisioni su come investire le risorse pubbliche calandole dall’alto, senza tenere conto delle priorità, dei bisogni e delle idee delle comunità scolastiche.
3. La terza è la cura degli ambienti. Troppe scuole, anche in Toscana, sono in cattive condizioni. Gli edifici, le aule, i bagni. Le scuole sono le seconde case dei nostri figli. Prendersene cura significa prendersi cura di loro. È un atto di civiltà. Evitiamo grandi opere faraoniche e puntiamo sulla manutenzione. La cura si vede dalla prontezza e dall’efficacia dei piccoli interventi quotidiani. Scuole belle e funzionali educano tutti noi al rispetto, per i luoghi e per noi stessi.
4. La quarta è il protagonismo dei giovani. Che non si ottiene con iniziative simboliche ed estemporanee come “il sindaco per un giorno”. Attiviamo invece le sensibilità e le intelligenze dei ragazzi dando loro incarichi di responsabilità. Facciamoli essere parte attiva delle nostre città. Diventino, nei mille modi possibili, ambasciatori dell’arte e della cultura, ricevano risorse da gestire in modo autonomo, si aumentino gli spazi gratuiti per le loro passioni, si sostengano i loro progetti di impresa, ci si preoccupi di più della loro mobilità. Chi ha i capelli bianchi dia una mano, ma provi a stare un passo indietro.
Se chi ha l’onere e l’onore delle decisioni, sindaci e partiti, si muovesse in questa direzione, si darebbe finalmente il senso di una stagione nuova.
30 Giugno 2024 alle 7:30
Da vecchia insegnante concordo in pieno.La scuola è e deve essere casa e famiglia.Quello che sotto un ricamo e’ confusione di fili attorti in superficie è bellezza.Tutti dobbiamo realizzare questa bellezza per ricamare un futuro più luminoso per i nostri ragazzi….e chi ha l’ago in mano lo usi con pazienza e con gioia pregustando il lavoro che ne uscirà.Grazie, signor Preside….e vada avanti per la sua bella strada
30 Giugno 2024 alle 8:49
L’ago come dice Alessandra é quello che intesse ma poi non ce n’è più bisogno ma la trama del cucito rimane e se e’ una spoletta di valore crea un ricamo dorato anche per il futuro.