Il Ministro Valditara ha inviato una circolare alle scuole nella quale raccomanda di attenersi alle regole della lingua italiana e invita a non utilizzare nelle comunicazioni ufficiali segni grafici non conformi, come l’asterisco (*) e lo schwa (ə). Si è aperto naturalmente un vivace dibattito.
Al di là dell’ispirazione culturale della circolare, che si può condividere o meno, credo anch’io sia inopportuno inserire quei segni nelle comunicazioni istituzionali. Personalmente non li ho mai utilizzati e credo non lo abbia fatto nemmeno la maggioranza dei miei colleghi. Trovo anche legittimo ribadire che le istituzioni debbano comunicare in modo appropriato. Perché un linguaggio istituzionale esiste e ha confini che tutti dovremmo rispettare. Credo però anche che andrebbe lasciata libertà alle scuole di variare il proprio linguaggio, in base al contesto, al contenuto e ai destinatari delle proprie comunicazioni.
Mi riconosco molto nelle posizioni di Vera Gheno. «Personalmente non metterei mai lo schwa in una circolare scolastica perché quello dovrebbe essere un testo massimamente comprensibile e accessibile al numero più ampio possibile di persone». E fa l’esempio di migranti, persone con alfabetizzazione carente o che hanno difficoltà di lettura. Poi aggiunge. «Sono d’accordo sul fatto che spesso le circolari scolastiche siano poco comprensibili; ma lo schwa e l’asterisco sono l’ultimo dei problemi, che identificherei piuttosto nell’ostinazione a impiegare una lingua lontana dalla vita quotidiana, dall’uso vivo, utile a creare un baratro tra chi vive e chi legge piuttosto che a costruire ponti: il burocratese».
Alla fine, tutti potremmo forse ritrovarci su alcuni punti che dovrebbero caratterizzare una comunicazione istituzionale.
Primo, seguire le forme e le regole della lingua italiana.
Secondo, avere un profilo istituzionale ma non burocratico, facendo in modo che risulti chiara per tutti, anche per chi non ha particolari strumenti culturali.
Terzo, essere rispettosa di ogni persona e non contenere alcuna espressione discriminatoria.
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