Condivido questa bellissima mail di un’insegnante. Credo anch’io che non si possa più prescindere da una riflessione sulla valutazione.
«Penultima ora. Interrogo. Lo abbiamo stabilito insieme, scegliendo giorni e alunni. Sono poche pagine, ai ragazzi ho spiegato che è solo un modo per concludere su argomenti che non affronterò il prossimo anno. Sanno che quello che conta è il percorso, la capacità di mettersi in gioco, di far sì che qualcosa rimanga. Il voto non conta niente. Lo dico tutti i giorni, è solo un indicatore. Non faccio la media matematica, non li collego a quello. Voglio scambiarmi cose con loro, vederli riflettere, crescere scolasticamente e interiormente. Per tanti la cosa ha funzionato. Ma alla penultima ora della penultima settimana qualcosa va storto, sento vocine rotte dal pianto, discorsi su quanto vado in crisi perché “sono in ansia” e nell’aria volano medie: “prof, ho 5.75, io 5.82….”. Ruggisco che non me ne importa niente. Che non ci credo che li metto in ansia e preferisco che mi dicano “prof sono stanca/o, non ho studiato”. Capirei. Poi esco e la storia si ripete. Altre ragazze piangono perché hanno preso 6-. Una cerca di consolarla dicendole che la prof ha detto che non le metterà il debito, ma a lei importa solo del 6-. Un’ansia collettiva, di docenti e alunni, si mescola nell’aria e si esprime in quel meschino gioco di potere che è il 6-, il 5 e mezzo, il 4+… E allora mi arrabbio e inorridisco davanti a prof che perpetuano vecchi stilemi e ad alunni che ci si attaccano per esprimere insoddisfazione, stress personali. Per non voler crescere, prendersi le proprie responsabilità e dire: “È vero, non ho studiato abbastanza”. Come mi dissocio da tutto questo? Mettendo 6 a tutti? No, non lo farò. Continuerò a dare insufficienze e a chiedere a loro la ragione, a valorizzare gli 8 e i 6 perché ognuno ha il suo percorso personale, questa è un’istituzione e noi possiamo starci dentro senza essere formalmente radicali, ma profondamente diversi.
Le scrivo perché credo che non si possa più prescindere da una riflessione strutturale sul voto. L’anno prossimo dovremmo ripartire da lì, ma è alla fine dell’anno che i nodi vengono al pettine e sarebbe importante sollevare la questione al prossimo collegio. Bisogna riflettere, arrivare a settembre preparati e con sotto braccio il memorandum delle bruciature di quest’anno.
Un abbraccio».
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