Insegnanti, studenti, genitori arrivano tutti i giorni in presidenza e raccontano cose da punti di vista profondamente diversi. Anche quando parlano di uno stesso episodio, è a volte difficile anche solo ricostruire quanto è realmente successo. La differenza di percezione è evidente e colpisce. Sui compiti a casa, ad esempio. Gli insegnanti sono convinti che siano pochi, che i ragazzi non lavorino abbastanza. Studenti e genitori sono invece irritati perché li considerano troppi e lamentano che non lascino tempo per fare altro. Ma lo stesso avviene su quasi tutto: l’uso dei telefonini, la sessualità, il rapporto con le regole. Come è possibile che pensieri, emozioni, comportamenti cambino così tanto tra le generazioni? Naturalmente le differenze tra adulti e adolescenti sono normali e ci sono sempre state. Ma in passato prendevano la via “sana” del conflitto ed esisteva un codice condiviso, che adesso sembra smarrito. Oggi facciamo fatica anche solo a capirci. Forse perché in fondo ci conosciamo poco. O perché non siamo abbastanza empatici. Prima che le distanze diventino incolmabili, dovremmo riflettere a fondo sul rapporto tra le generazioni. Come si fa in “Lessico Generazionale”, un interessante volume appena uscito a cura di Stefano De Martin.
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