“Devi imparare a rispettare le regole!” è probabilmente la frase che più spesso i genitori ripetono ai figli e gli insegnanti agli studenti. Ma quali regole? E chi le decide? Una regola (per l’appunto) di buon senso suggerirebbe che siano gli adulti a dettare le regole, ma tenendo conto del punto di vista dei ragazzi. Perché, se gli adulti decidessero di imporle, i ragazzi non ne capirebbero il significato. Sarebbe importante poi acquisire consapevolezza del valore delle regole attraverso l’esperienza. Ad esempio, i bambini che provassero a giocare senza regole sperimenterebbero il caos e scoprirebbero che si divertirebbero di meno. Poi succedono episodi come quello capitato in una scuola di Prato. Entra in classe l’insegnante di diritto. Paradossalmente, proprio di diritto. “Venerdì si fa il compito.” “Non è possibile, prof, venerdì abbiamo già quello di matematica e due compiti in uno stesso giorno non si possono fare. Guardi, lo dice il regolamento della scuola, che è pure affisso qui, sulla porta dell’aula.” Il professore si altera. “Ecco cosa faccio con il regolamento della scuola.” Strappa il foglio e lo fa a brandelli. “E venerdì il compito lo fate. Punto”. Alla fine dell’ora, appena il professore esce, gli studenti raccolgono i pezzi del regolamento e vanno in vicepresidenza a raccontare quanto avvenuto. La vicepreside risponde così: “Capisco, ma abbiate pazienza, non mettetevi a discutere e fate il compito.” Forse non ci rendiamo conto dei danni che produciamo se violiamo i patti educativi. Le regole che stabiliamo devono essere rispettate da tutti. Altrimenti tutti, adulti e ragazzi, finiamo per perdere credibilità. Come quei genitori che cercano di spiegare ai figli che il fumo fa male con la sigaretta in bocca.
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