C’è una buona notizia. Gli studenti scendono in piazza. E forse dovremmo farlo di più anche noi adulti. Troppe volte il mondo della scuola dà la sensazione di essere apatico, rassegnato, disposto ad accettare di tutto. In realtà al suo interno ci sono passione e vitalità, che spesso però vengono represse. Le ragioni sono numerose. La principale, a mio giudizio, è la cultura del controllo che imperversa nella scuola e della quale finisce per essere vittima essa stessa. Tenere un profilo basso e compassato non ci fa diventare più civili. La civiltà si conquista con la partecipazione, liberando le nostre idee e i nostri sentimenti.
I ragazzi stanno manifestando per molti motivi. Pongono il problema della sicurezza dopo la morte di un loro compagno durante un’esperienza di scuola-lavoro. Contestano il ripristino delle prove scritte agli esami di maturità. Dicono basta alla didattica a distanza. Chiedono che la scuola tenga conto della dimensione umana e non si preoccupi solo delle competenze. Sono elementi di una diversa idea di educazione, che derivano anche dalla drammatica esperienza della pandemia. Tutti abbiamo detto che, dopo quello che abbiamo vissuto, avremmo dovuto ripensare il nostro modo di fare scuola. Lo abbiamo detto, ma non lo stiamo facendo abbastanza. I ragazzi, a loro modo, stanno provando a chiederlo. Sarebbe arrivato il momento di aprire un confronto a tutto campo tra le diverse componenti della scuola. Ma, per realizzarlo davvero, dovremmo tutti uscire dalla nostra zona di comfort, che è quella della lamentatio fine a sé stessa e provare a entrare su terreni per noi più difficili. Quelli della proposta, delle azioni concrete, della mobilitazione. In questi giorni si sta svolgendo in molte scuole il rito degli scrutini di fine quadrimestre. Sarebbe già un’occasione per cambiare il nostro metro di valutazione, attribuendo ai voti un significato diverso.
È importante incalzare il Governo perché adotti politiche nuove. Ma è altrettanto importante valorizzare l’autonomia scolastica, che ci consentirebbe opportunità in genere non colte per il conservatorismo che attanaglia una parte non piccola del nostro mondo. Cambiare la scuola dal basso e chiedere a chi sta in alto un’attenzione diversa sono le strade che abbiamo davanti. E sarebbe fondamentale percorrerle tutti insieme, adulti e ragazzi.
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