Al Marco Polo di Firenze, come in altre scuole, si discute di bagni. E intorno girano mille altre questioni che riguardano la nostra identità. Il confronto lo avvia un insegnante. «Stiamo pensando di superare la distinzione tra bagni dei maschi e bagni delle femmine perché alcuni non si riconoscono più nella logica binaria. Potremmo fare solo bagni “free” o aggiungerne alcuni a quelli esistenti. Voi come la vedete?». Il dibattito fra studenti e studentesse si accende rapidamente. Inizia un ragazzo. «Io non sento la necessità di cambiare, a me vanno bene le cose come stanno». I suoi compagni annuiscono. Ma le ragazze non sono d’accordo. «A me invece l’idea dei bagni free piace. E poi sarebbe un bel segnale di accoglienza per chi ha una disforia di genere». Un’altra attacca. «Ma non è che voi maschietti non li volete perché in intimità con noi non ci sapete stare? E meno male che si dice che siamo noi quelle che si vergognano». Uno reagisce piccato. «A voi piacciono i bagni misti perché non vi parrebbe il vero di stare con noi». Una ragazza ha un timore. «A me andrebbero bene, ma il problema è che voi maschi sporcate. Non si capisce perché non vi riesce mai di centrare il water. Forse la fate fuori per segnare il territorio. A noi toccherebbe fare la pipì in piedi per non toccare il sedile, ma tanto siamo abituate. Lontano da casa facciamo sempre così». «Ma perché, voi sapete fare la pipì in piedi?» chiede un compagno sinceramente sorpreso. «Nini, ci s’ha anche noi i muscoli delle gambe. Si fa la pipì in piedi e nello stesso tempo si tiene chiusa la porta. Non come voi che di solito vi riesce di fare solo una cosa per volta». Poi si finisce a parlare di preservativi e assorbenti. E si capisce che le ragazze sanno di preservativi più di quanto i ragazzi sappiano di assorbenti. Uno di loro dice che i preservativi non gli piacciono. «Tu sei lì “ni’ mentre” e ti tocca interrompere, andare fino al cassetto, aprirlo, prendere il preservativo, mettertelo. Nel frattempo t’è già sceso tutto…».
Ascoltare i ragazzi che parlano di cose intime è fantastico. La speranza di una scuola diversa potrebbe nascere dai bagni, dove siamo più indifesi, si riducono le nostre barriere e possiamo scoprire una nuova misura delle relazioni. Immaginare in modo non ideologico ambienti diversi, alcuni distinti e altri aperti a tutti, consentirebbe a ognuno di trovarsi a suo agio. Pensiamoci.
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