Un’insegnante chiede di incontrarmi con un ragazzo che da alcuni giorni non viene a scuola. Entrano. Lui ha la testa bassa e lo sguardo triste. «La tua professoressa mi ha dato qualche anticipazione, ma vorrei sentire da te cosa sta succedendo e se noi possiamo fare qualcosa». «Mi sono lasciato con la ragazza dopo un lungo rapporto e sono molto giù. In questo momento non ho voglia di studiare né di venire a scuola». Provo a dire cose di circostanza, consapevole che valgono quello che valgono, cioè molto poco.
«Tutti abbiamo avuto le nostre delusioni d’amore e siamo stati male. Abbiamo voluto parlarti perché ci dispiace che ti trovi in questa situazione. Vogliamo dirti che ti siamo vicini e invitarti a reagire. A scuola vai bene e sarebbe un peccato che rischiassi di perdere l’anno». «Che tutti abbiano avuto delusioni d’amore lo immagino. Ma qui è diverso. Lei è una mia compagna di classe e vederla tutti i giorni mi fa male». «Hai pensato a un supporto psicologico?». «Sì, sto andando dalla psicologa della scuola, un po’ mi aiuta». Gli chiedo se c’è altro che lo fa stare bene. «Sto bene quando esco con gli amici. Alcuni sono anche miei compagni di classe. Per questo ho deciso comunque di partecipare al viaggio di istruzione. Dopo, non so».
Vedo che a un certo punto è insofferente ai nostri discorsi. Ha ragione. Decido allora che è meglio fermarci. «Guarda, nella nostra scuola non amiamo le prediche e nessuno vuole costringerti a fare quello che non vuoi. Volevamo solo dirti che noi ci siamo, se pensi che possiamo esserti di aiuto. E siamo disponibili a sostenerti per terminare positivamente questo anno scolastico. Anche perché essere bocciato aggiungerebbe una frustrazione scolastica alle tue sofferenze sentimentali. Ma tu sei intelligente e queste cose le capisci da solo. Fai le tue riflessioni e agisci come ti senti». Esce dalla presidenza insieme alla sua insegnante.
Quando ci occupiamo dei percorsi di apprendimento degli studenti e del loro rendimento scolastico troppo spesso ci dimentichiamo di quanto incidano i sentimenti. Forse perché non siamo formati su questo. Ma, se vogliamo studenti preparati, dobbiamo anche fare qualcosa perché siano felici. Perché un ragazzo infelice non studia.
Qualche ora dopo una ragazza va dalle vicepresidi. «Posso rimanere a scuola a studiare perché a casa non mi concentro?». «Certo, ma come mai a casa non ti concentri?». «Perché i miei genitori litigano sempre». Ecco.
3 Marzo 2024 alle 13:38
Grazie dirigente per la sua competenza, l’attenzione alla Scuola… o meglio ai giovani studenti. All’essere dei giovani con le loro debolezze specie in questo momento sociale.
Per me docente di EF ormai in quiescenza da 8 anni (ma che segue ancora lo scomparso sport a scuola per la Capdi&LSM) è musica !!