Chi lavora nella scuola finisce per acquisire spesso una dipendenza patologica. Pensa alla scuola tutti i giorni, parla sempre di scuola (anche a cena con gente a cui non gliene importa nulla e che spesso ci trova insopportabili, evitando però gentilmente di farcelo notare), va in vacanza ma rimugina continuamente su quello che è successo nel precedente anno scolastico o su quello che capiterà nel prossimo. Se a qualche psicologo o medico servisse documentare questa patologia, io sono disponibile a fare da testimonial.
In questi giorni ripensavo appunto a quello che è capitato in questo anno scolastico. Una delle storie più straordinarie è stata quella di Camilla, una ragazza di 25 anni che a settembre ci ha chiesto di riprendere gli studi per frequentare la quinta e prendere il diploma. Di solito a quell’età i ragazzi vanno ai corsi serali o si presentano da privatisti. Lei invece ha insistito per frequentare la mattina, noncurante della differenza di età con compagni di 18/19 anni. Camilla si è perfettamente inserita in classe, ha frequentato tutti i giorni con regolarità, si è molto impegnata e si è diplomata con un voto bellissimo. Sempre sorridente, gentile, estroversa. Camilla è stata bravissima e ha avuto molto coraggio, affrontando una situazione tutt’altro che facile per lei. La sua storia è stata una lezione per i suoi compagni e per tutti noi su come sia possibile perseguire con serietà e determinazione i propri obiettivi di studio e di vita. Buona fortuna, Camilla, è stato un piacere averti incontrata.
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