Da alcuni giorni ho iniziato la mia “fuga dalla presidenza”. Entro nelle classi, sto un po’ con insegnanti e studenti, seguo le lezioni, ascolto quello che viene detto, osservo i comportamenti. Un’esperienza che mi serve a capire il nostro fare scuola. Perché di scuola discutono tutti, ma quello che succede davvero lo sanno solo insegnanti e studenti. Non lo sa l’opinione pubblica, che spesso parla sulla base di pregiudizi o di ricordi di una scuola che non c’è più. Non lo sanno i genitori, che si fanno un’idea da racconti dei figli, spesso parziali. Non lo sanno i presidi, presi dalle mille emergenze. La scuola la fanno soprattutto insegnanti e studenti. Per questo, se si vuole davvero conoscerla, è necessario andare nelle aule. Certo, la presenza del preside cambia un po’ le cose. Ma non quanto si potrebbe pensare. La verità viene fuori lo stesso.
Così capita di vedere un professore e i suoi studenti declamare passi di Goethe in tedesco seduti sui pouf. Qualcuno recita, altri si trasformano in alberi, altri ancora cercano un video per mettere in sottofondo il rumore del vento. Una scena emozionante. In un’altra classe si parla di aborto, un tema scelto dai ragazzi sui quali loro stessi terranno lezioni in francese. Poi ci sono insegnanti che rendono accessibili argomenti scientifici ostici, chi cerca di appassionarli all’arte, chi apre un dibattito sulla scuola, sollecitando gli studenti ad esprimere il loro punto di vista.
«Preside, ma lei rimane anche con il prof dell’ora dopo?» chiede maliziosamente uno studente che evidentemente non ha un buon rapporto con quel prof. «Della nostra scuola mi piacciono le aule innovative, solo che alcuni insegnanti non ci portano mai». «Mi piace il clima di libertà che abbiamo qui, ma i bagni non funzionano». «Ci caricano di compiti, non ci lasciano tempo per coltivare i nostri interessi». «Ho apprezzato che la prof abbia detto che noi non siamo il voto che prendiamo». «Vorrei fare più scuola fuori dalla scuola». Poi si vedono ragazzi che prendono appunti, quelli che giocano al telefonino, quelli che fanno finta di stare attenti ma sono persi nei loro pensieri, quelli che alzano sempre la mano, quelli che si nascondono.
Questo e molto altro emerge entrando in classe. È la scuola vera. Molto più bella e interessante di come viene raccontata.
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