Il Gruppo di Firenze ha da tempo dichiarato guerra alla scuola che considera “buonista”. E non perde occasione per ribadire che occorre recuperare autorevolezza e serietà attraverso l’ordine e la disciplina, il rigore e i divieti. Così si chiedono più bocciature, si rivaluta il voto di condotta, si propongono i cani antidroga per far paura ai ragazzi, si esigono misure esemplari verso chi non rispetta le regole. L’ultima crociata è quella contro i telefonini, i nuovi demoni dei tempi moderni. Il Gruppo di Firenze rappresenta, naturalmente, una idea di scuola legittima. Che trova facile consenso in quella parte di opinione pubblica che cerca certezze nel ritorno al passato. Noi la pensiamo diversamente.
Ripartiamo dalla questione dei telefonini. Che oggi se ne faccia un uso eccessivo è certo. Ma è altrettanto certa la loro utilità, come dimostra il fatto che tutti li abbiamo in tasca. A meno che non si pensi che il demonio si sia impossessato di noi. La scuola non deve seguire le mode, ma non può essere fuori dalla realtà. Perché la scuola fuori dalla realtà l’abbiamo conosciuta e non la rimpiangiamo. Il problema non è il telefonino in sé. E’ l’abuso. Ma contrastarlo con i divieti sarebbe come bloccare le auto perché ci sono gli incidenti stradali. Il proibizionismo ha già dimostrato storicamente la sua inefficacia e, oltretutto, impedire qualcosa agli adolescenti alimenta spesso il loro desiderio. Lo psicoterapeuta Renato Palma racconta una simpatica storiella in cui la comunità dei Sissipole si contrappone a quella degli Unsipole. La scuola italiana è stata per troppo tempo vittima degli Unsipole, che vietavano di tutto. Riempire di mostri l’immaginario dei nostri ragazzi non ci sembra la strada giusta. Vorremmo una scuola in cui le regole liberino e non imprigionino, dove si educhi a essere autonomi e responsabili, anche rispetto ai telefonini. Il modello autoritario, che, per dirla con Recalcati, pretende di indicare la retta via e raddrizzare le viti storte, non è il nostro. Perché le viti storte le amiamo e perché vorremmo che ognuno la retta via se la trovi da solo. In una parabola un uomo va dal dottore per un terribile mal di testa. Racconta che non beve mai, non fuma, non fa sesso e va a letto presto. E’ moralmente rigoroso e non cede alle tentazioni. “Il suo problema è semplice”, gli dice il dottore, “Ha l’aureola troppo stretta, non c’è che da allentarla un po’”. Ecco, una scuola che fa venire quel genere di mal di testa non ci interessa.
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