Scorrendo qualche giorno fa la prima pagina dei quotidiani online, noto due notizie.

La prima.

“A 13 anni si addormenta e sviene a scuola «La notte non dormo, ho paura che papà uccida mamma». È stata un’insegnante di una scuola torinese a intuire che dietro a quei comportamenti anomali e a quella disattenzione che aveva fatto pensare a un disturbo dell’apprendimento, c’era in realtà una situazione familiare di pesanti maltrattamenti. La docente ha invitato la ragazza a confidarsi con una psicologa della scuola e da quel colloquio è emersa l’angoscia che il padre potesse uccidere la madre. Immediatamente è stato avviato il protocollo per i reati da codice rosso.”

La seconda.

“Picchia il figlio perché gay, le indagini partite dalla denuncia di una professoressa. Un 48enne è stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti nei confronti del figlio quindicenne. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Poggioreale, le pesanti vessazioni sarebbero scattate per l’orientamento sessuale del ragazzo. L’uomo l’avrebbe minacciato di morte il 15enne via whatsapp, mentre era a scuola”.

Sono cose che capitano con una certa frequenza. Dimostrano l’attenzione di alcuni insegnanti per i propri studenti e le loro competenze di ascolto. Questo ci interroga ancora una volta sul ruolo della scuola. Molti pensano che non sia il nostro lavoro occuparsi di come stanno i nostri studenti perché questo è compito delle famiglie e della società. Noi dobbiamo solo trasmettere conoscenze. Continuo a pensare che sbaglino. Per molti motivi, ma innanzitutto per uno semplice. Le ragazze e i ragazzi studiano e imparano di più se stanno meglio e vanno volentieri in classe. Gli studenti non portano a scuola solo un cervello da riempire. Portano anche i loro stati d’animo e le loro emozioni. Che entrano tutti i giorni prepotentemente nelle aule, che lo vogliamo o no. Chi si tappa occhi e orecchie di fronte a tutto questo finisce inesorabilmente travolto. Dagli stati d’animo e dalle emozioni, per l’appunto. Suoi e dei suoi studenti.