Una bella canzone di Gaber di qualche tempo fa si intitolava “Far finta di essere sani”. Torna in mente spesso guardando quello che succede quotidianamente nelle nostre scuole (e non solo). Interpretiamo i ruoli cercando di coprire i nostri disagi, le nostre inadeguatezze. Ci affidiamo alle consuetudini, a quello che siamo abituati a fare. Ci attacchiamo a foglie di fico di “normalità” per sentirci protetti, rassicurati, riconosciuti. In genere senza riuscirci. Infatti i ragazzi ci “sgamano” subito. Individuano le nostre false sicurezze e ce lo fanno notare, senza giri di parole. «Prof, che ha oggi? Non sta bene? L’abbiamo fatta arrabbiare noi o qualcun altro?». «Tutto a posto. Fate silenzio» è la risposta di rito. Ma forse faremmo meglio a esprimerle, le emozioni. Ad accogliere le nostre luci e le nostre ombre. I ragazzi non cercano supereroi, senza macchia e senza paura. Chiedono piuttosto adulti autentici, che non fanno finta di essere sani e si mostrano per quello che sono. Perché è la verità delle cose quello di cui hanno più bisogno.
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