Che Nina, la cagnolina della mia docente che abbiamo tenuto a scuola per qualche ora, sia divenuta una star, mi fa piacere. È il segno dell’amore diffuso per gli animali e dell’apprezzamento per l’idea di una scuola accogliente. Vorrei fare però alcune considerazioni.
1. Io non ho mai chiamato nessun giornale, nessuna radio, nessuna televisione. Ho semplicemente messo un post su un piccolo evento che mi sembrava simpatico. Poi la valanga sui social e sui media è partita da sola.
2. È capitato altre volte al Marco Polo e in altre scuole che entrassero animali. Non è una notizia così eccezionale. Anche se sicuramente ci sono scuole che non lo consentirebbero.
3. Il fatto è successo in modo naturale e spontaneo, ma è stato occasionale. Fare entrare animali a scuola in modo continuo si può valutare, richiederebbe però alcune attenzioni e regolamentazioni, che tutti capiscono, per questioni legate ad allergie, fobie, igiene, ecc.
4. Tutti sappiamo che gli animali favoriscono il benessere delle persone, per cui troverei naturale che entrino in una scuola. Noi, ad esempio, abbiamo promosso spesso con l’Associazione Antropozoa Pet Therapy laboratori di pet-therapy molto apprezzati dagli studenti. Sono stati importanti per lavorare sulle emozioni, sul rapporto con il proprio corpo e su tanto altro.
5. Il delirio, in parte bello e in parte preoccupante, che è partito sui social, sui giornali, su radio e tv fa davvero riflettere. In fondo si tratta di un piccolo episodio, che ha avuto attenzione e spazio spropositati rispetto a temi francamente più importanti.
6. Quando, dopo mille radio e giornali, ci ha chiamato Rai Uno per chiederci un video di trenta secondi (trenta secondi!) per il programma ItaliaSì! con Marco Liorni, abbiamo deciso di fermarci e abbiamo detto di no.
Preferiamo restare umani (e animali) normali, se ce la facciamo.
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