In questi giorni si è discusso molto di due fatti. L’invito della Curia di Firenze alle famiglie a boicottare lo spettacolo teatrale Fa’afafine sull’identità di genere e la lettera di seicento docenti universitari contro il declino dell’italiano a scuola. Nonostante Papa Francesco, una parte della Chiesa continua a chiudere gli occhi sui cambiamenti della società, decidendo di censurare un evento culturalmente apprezzato e, fra l’altro, non rivolto specificamente ai bambini. I professori universitari colgono un problema reale, ma, invece di approfondirne le ragioni e interrogarsi sulle non irrilevanti responsabilità del mondo accademico e intellettuale nella formazione degli insegnanti e delle nuove generazioni, se la prendono con la scuola e con i vari Governi, guadagnando così un facile consenso nell’opinione pubblica e inscrivendosi perfettamente nel clima populista dominante. I due episodi sono legati da un filo comune: la scarsa capacità di cogliere la complessità delle cose, la tendenza a scaricare su altri la responsabilità di quanto avviene e la scelta di soluzioni semplicistiche. Esattamente quello che dovremmo evitare di fare, se vogliamo costruire una società riflessiva, civile e accogliente.
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