«Mi chiamo Carolina e ho sedici anni. Scrivo per sapere se posso trasferirmi nella vostra scuola». «Ciao Carolina, sono una vicepreside. Purtroppo abbiamo classi già numerose e non possiamo più accogliere nessuno. Ci spiace». «Grazie per la risposta, ma è possibile incontrare il preside per spiegare le mie motivazioni?». «Prova a scrivergli». Mi scrive. Rispondo come la mia vicepreside. Ma lei non si ferma. Mi passano una telefonata. È lei. «Buongiorno preside, mi scusi. So che mi ha già risposto, ma vorrei venire a parlare con lei». «Va bene, mi arrendo, vieni quando vuoi». Dopo due ore si presenta a scuola. Ho una riunione, deve aspettare un po’. Si siede e attende pazientemente. Poi la faccio entrare e rimaniamo a chiacchierare a lungo.
«Ciao Carolina. Intanto complimenti per la tua determinazione. Ho sempre molta ammirazione per i ragazzi che prendono iniziative e portano avanti personalmente le loro istanze. Dimmi quello che volevi dirmi». «Il primo anno mi ero iscritta in un liceo scientifico. Mi avevano messo in una sede lontana. Vengo da fuori Firenze, ci mettevo due ore per arrivare. Allora in seconda ho cambiato scuola e sono andata al classico. Sono stata promossa e ora ho iniziato il terzo anno, ma non mi trovo bene». «Scusa, ma come mai cambi scuola tre volte in tre anni?». «I miei genitori ci tenevano che facessi il classico o lo scientifico. Adesso hanno capito che non è quello che desidero e hanno deciso di fare scegliere a me». «Ma tu cosa vuoi dalla scuola?». «Bella domanda. Ma la risposta non è difficile. Vorrei un ambiente favorevole all’apprendimento». «E come è un ambiente favorevole all’apprendimento?». «Un luogo dove gli studenti vengono ascoltati e dove è possibile studiare serenamente». «Carolina, apprezzo molto le cose che dici. Per rispetto verso di te, faccio alcune verifiche e più tardi ti scrivo». Ringrazia ed esce.
Mi confronto con le mie vicepresidi. L’unica classe dove potremmo fare un’eccezione ha due lingue che lei non ha mai studiato. Glielo comunico, invitandola a riflettere con la sua famiglia sulle difficoltà che dovrebbe affrontare. Mi risponde subito che accetta. Nei giorni successivi chiama per conoscere le procedure di iscrizione. Mercoledì prossimo inizierà a frequentare. Non so come andrà a finire la sua storia. Ma gli adolescenti che prendono in mano le redini della propria vita mi sembrano una buona notizia.
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