Il mondo del calcio sta vivendo la sua favola. In una piccola città dell’Inghilterra una squadra di calcio fatta di giocatori sconosciuti e guidata da un allenatore italiano dato per “bollito” è in testa alla classifica di Premier League, la seria A inglese. Giocano un bel calcio e vincono su squadre piene di soldi e calciatori famosi. Come è possibile? Ecco cosa dice Ranieri, l’allenatore. «Prima di tutto un buon tecnico deve impostare il lavoro sulle caratteristiche dei suoi giocatori… Dissi a loro: “Mi fido di voi, io vi spiego un po’ di calcio e voi mi date sempre tutto. Cercate il vostro fuoco dentro, non vergognatevi”. E loro non si vergognano, pretendono di sognare … Concedo due giorni almeno di riposo assoluto, liberi dal pallone… I ragazzi vogliono tranquillità, non li devi prendere di punta… Pretendono rispetto, se vuoi fare tu la primadonna non ti perdoneranno…». La favola del Leicester può insegnare molto alla scuola: l’importanza di fare delle pause, la fiducia nei giovani, il potere della motivazione, il rispetto reciproco. E, soprattutto, la convinzione che tutti ce la possono fare. Dipende da noi e dalla nostra capacità di metterci in gioco, adattando il nostro lavoro ai ragazzi che abbiamo. Purtroppo si incontrano ancora insegnanti che si lamentano perché hanno avuto in sorte gli studenti “peggiori” e pretendono di lavorare con i migliori. Sono quelli che danno sempre tante insufficienze in tutte le classi e non hanno mai il dubbio che la responsabilità potrebbe essere anche la loro. Ottenere buoni risultati con ragazzi bravi è facile. Il buon insegnante e il buon preside si vedono nei contesti difficili. E’ lì che si misura il nostro vero valore, la nostra capacità di dare un futuro a ragazzi che non credono di averlo.
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