Domani termina un anno scolastico tormentato. Ma non termina per tutti. Alcuni studenti e insegnanti saranno impegnati con la cosiddetta Maturità. Una maturità che sarà diversa dalle altre per molti motivi. Intanto tutti verranno ammessi all’esame. Poi cambia la commissione, composta da tutti membri interni e un presidente esterno. Le prove scritte sono state annullate e ci sarà unicamente un colloquio, per quanto più complesso e articolato. E, ancora, i punteggi saranno modificati, dando maggior peso alla carriera scolastica rispetto all’esame. Una serie di provvedimenti ragionevoli, che tengono conto dell’emergenza e semplificano le cose, dando più spazio a chi conosce meglio i ragazzi e le loro situazioni personali. Ma, nella condizione in cui ci troviamo, non sono tanto gli aspetti tecnici ad essere rilevanti quanto quelli legati al senso di questo esame. Che tipo di maturità intendiamo fare? Con quale spirito la affrontiamo? Possiamo ignorare tutto quello che è successo in questi mesi?
L’Esame di Stato può diventare l’avvio del cambiamento che tutti auspicano se accettiamo di percorrere strade nuove, abbandonando il vecchio armamentario nozionistico e valutando un candidato soprattutto in base alle sue capacità di analizzare le questioni che gli vengono poste. L’emergenza che stiamo vivendo offre una straordinaria occasione. Chiediamo ai nostri ragazzi di mettere a frutto quello che hanno studiato per riflettere su quello che è successo e che sta succedendo. Facciamo qualche esempio. Gli insegnanti di economia, piuttosto che domande astratte, potrebbero affrontare con gli studenti i tanti aspetti della crisi attuale. Gli insegnanti di discipline giuridiche, all’interno della parte dedicata a Cittadinanza e Costituzione, potrebbero stimolare riflessioni su temi di cui si è molto parlato, il rispetto della privacy o la compressione di alcuni diritti, come quello relativo alla libera circolazione, in nome della salute e della sicurezza. Gli insegnanti di scienze avrebbero mille agganci possibili. E così via. Sarebbe molto interessante ascoltare il punto di vista degli studenti su questo e su altro. Ma potremmo fare anche di più. Chiedere a loro come hanno vissuto umanamente e scolasticamente questo periodo. O invitarli a esprimere un pensiero sul futuro a partire dalla loro esperienza di PCTO (l’alternanza scuola-lavoro).
La maturità di quest’anno potrebbe segnare un punto di svolta e indicare la prospettiva di una scuola diversa. Una scuola che vada oltre i ruoli e ascolti le persone. Una scuola che valorizzi lo spirito critico e l’autonomia di pensiero. Una scuola che si misuri con l’attualità e con la realtà che ha intorno, diventando un laboratorio del tempo presente. Sarebbe un bel segnale per tutti. D’altra parte i cambiamenti più significativi nascono spesso dai momenti di crisi.
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